“Io perseguitata perché ho detto che i sessi sono due”. La prof nel mirino dei transgender

9 Apr 2021 12:58 - di Adele Sirocchi
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Una prof femminista perseguitata a Melbourne dai seguaci della dottrina gender. La professoressa Holly Lawford-Smith dell’Università di Melbourne aveva creato un sito web per raccogliere le storie di ragazze e donne che hanno subito leggi e politiche sull’identità di genere, e da allora è diventata oggetto di critiche. In pratica la docente sostiene che le donne sono spinte fuori dagli spazi pensati per i loro diritti nel nome del diritto di un “sesso misto” che non esiste. I militanti transgender hanno chiesto la sua rimozione dall’insegnamento di un corso femminista e hanno anche portato le loro bandiere nell’ufficio di Holly Lawford-Smith. 

Gli attacchi subiti dalla professoressa di Melborune

Il giornalista Giulio Meotti ha raccolto una sua dichiarazione: “Il più grande scandalo in quello che sta accadendo è che gli attivisti per l’ideologia dell’identità di genere sono riusciti a garantire una diffusione pubblica tale che la loro posizione autoritaria, misogina e antiscientifica appare come ‘progressista’”. Per loro “è donna chiunque si identifichi come donna”. Lawford-Smith ha inoltre elencato una serie di attacchi che ha subìto. “Sono stata oggetto di proteste, di tentativi di togliermi la parola, di lettere aperte e di petizioni, di reclami al mio datore di lavoro e ai colleghi, di tentativi di interrompere il mio insegnamento, di abusi online, tutto per aver sostenuto che ci sono due sessi”.

Il caso Rowling e l’impossibilità di dire che il sesso biologico è importante

Quello di Lawford-Smith non è certo un caso isolato. Quello che ha destato più clamore riguarda J.K.Rowling, l’autrice della saga di Harry Potter. Che ha subito l’accusa di transfobia per avere detto che il sesso biologico è una importante realtà. Lo dicono tutte le femministe vecchio stampo e per questo motivo sono considerate odiatrici dei trans. «Se il sesso non è reale – aveva scritto Rowling – non c’è attrazione per lo stesso sesso. Se il sesso non è reale, la realtà vissuta dalle donne di tutto il mondo viene cancellata. Conosco e amo i trans, ma cancellare il concetto di sesso significa cancellare la capacità di molti di discutere in modo significativo delle loro vite. Dire la verità non vuol dire odiare».

L’aggressione alla giornalista Julie Bindel

La giornalista Julie Bindel ha subito addirittura un’aggressione da parte di un’attivista trans. Pur essendo una femminista agguerrita, Bindel scrisse sul Guardian di non credere “che una vagina costruita chirurgicamente e un seno cresciuto a forza di ormoni facciano di te una donna. Almeno per ora, la legge dice che per subire discriminazione in quanto donna devi essere almeno una donna”. Da allora, ricorda sempre Meotti, “Bindel non ha potuto parlare in pubblico senza contestazioni ed è stata costretta persino a cancellare la partecipazione a un convegno all’Università di Manchester, dopo che erano state denunciate alla polizia dozzine di minacce di stupro e morte contro di lei”.

La legge Zan e il dibattito sul pluralismo delle idee

Il tema è quanto mai attuale nel momento in cui c’è un formidabile pressing mediatico per approvare la legge Zan, che sanziona i comportamenti transfobici. Anche chi sostiene che il sesso biologico ha importanza finirà multato per avere espresso un’opinione contraria al pensiero unico della gendermania?  L’ipotesi non è peregrina: da anni infatti tra femministe storiche e mondo Lgbt esiste un conflitto molto aspro sulla maternità surrogata. E la difesa dello specifico femminile diventerà anch’essa merce proibita da sacrificare sull’altare della dittatura gender? Sono interrogativi leciti, e assai inquietanti, supportati da numerosi casi di censura e persecuzione culturale ai danni di chi non appare allineato.

 

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