Covid, lo studio: la variante brasiliana è più aggressiva e più mortale tra i giovani. Ecco perché

1 Apr 2021 19:22 - di Prisca Righetti
Covid variante brasiliana e giovani

Ultimamente si parla più di vaccini che del virus. Dopo una prima fase dell’avvio della campagna di immunizzazione, in cui ci si è interrogati spesso sulle capacità di risposta delle fiale sulla possibilità d’infezione e sulla velocità del contagio, oggi uno studio torna a puntare i riflettori sulla cosiddetta “variante brasiliana” del Covid-19. Che potrebbe essere non solo più contagiosa. Ma anche associata a una maggiore mortalità. In particolare, nella fascia giovane di popolazione: quella che va dai 20 ai 49 anni. E l’arma di contrasto che abbiamo – oltre alla prevenzione affidata all’utilizzo delle mascherine e al rispetto del distanziamento sociale – è sempre la stessa: la vaccinazione.

Covid, variante brasiliana e giovani: la mutazione è più aggressiva nella fascia dai 20 ai 49 anni

E allora, l’ultimo riscontro scientifico sulla variante brasiliana, se confermato da altri studi, andrebbe a sottolineare ancora una volta la necessità di una rapida e capillare campagna di vaccinazione. Autori dello studio, ancora preliminare, appena pubblicato sulla rivista MedRxiv, sono Giuseppe Lippi, direttore della sezione di Biochimica clinica nell’ateneo di Verona, Maria Helena Santos de Oliveira e Brandon Michael Henry. Che hanno condotto la ricerca per la Federal University of Parana, (Curitiba, Brazil), dal Cincinnati Children’s Hospital Medical Center, (Cincinnati, OH, USA) e dall’Università di Verona.

Covid, variante brasiliana e giovani: i dati su contagiosità e letalità

Lo studio ha analizzato oltre 500 mila casi di Covid-19 nello Stato del Paraná, nel sud del Brasile, con diagnosi fatta nel febbraio 2021 quando la variante P.1 (cioè la variante detta “brasiliana”) è divenuta quasi endemica e comunque con diffusione superiore al 70%. E nel gennaio 2021, quando la circolazione della variante P.1 era minima o assente. Lo studio preliminare, evidenzia che in tutte le fasce di età la variante P.1 sembra associarsi a mortalità maggiore per Covid-19. L’incremento del tasso di decessi appare particolarmente evidente (fino a 3 volte) in pazienti di età compresa tra i 20 e 29 anni. Ciò conferma alcune osservazioni preliminari, secondo cui la variante P.1 non solo potrebbe essere più contagiosa, ma anche maggiormente virulenta e patogena.

Serve un monitoraggio sulla diffusione delle varianti e accelerare con le vaccinazioni

«Pur preliminari», spiega Giuseppe Lippi, «questi risultati sono stati ripresi da molti organi di stampa negli Stati Uniti e Inghilterra. E suggeriscono la necessità di instaurare un sistema di monitoraggio costante della diffusione delle varianti di Sars-CoV-2. Aggiungendo enfasi alla necessità di procedere celermente con le vaccinazioni, affinché si possa minimizzare il rischio che ceppi particolarmente virulenti (come P.1 o B.1.351, cioè la variante “Sudafricana”) possano insorgere e diffondersi nella popolazione».

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