Borsa, Piazza Affari sempre più “francese”. Lo “shopping” di Parigi non si ferma ai grandi marchi

14 Apr 2021 17:00 - di Redazione
Piazza Affari

La Francia ci sta comprando. Pezzo dopo pezzo. Sarà pure il bello della globalizzazione, come assicura la sinistra, ma nessuno ci spiega perché in vetrina ci sta sempre e solo l’Italia e mai gli altri. Piazza Affari è ormai un luogo di shopping abituale per mezzo mondo. Un po’ come i centri commerciali per le nostre famiglie durante il fine settimane. E il peso degli investitori d’Oltralpe è in aumento. Nel 2020, tra istituzionali, grandi fondi o banche d’affari, sono diventati l’8 per cento del totale della categoria. Tra questi Amundi, Lazard, Bnp, Axa, Lixor, per citarne alcuni. In numeri assoluti, nel 2020, sono risultati 157: ben 33 in più rispetto all’anno precedente.

Agli investitori francesi il 4% Piazza Affari

Il loro peso è pari a circa 13,59 miliardi di euro, ossia il 2,6 per cento della capitalizzazione del Ftse Mib. Con l’arrivo di Peugeot e dello Stato francese, che possiedono il 13,4 per cento di Stellantis, Parigi ha in mano circa il 4 per cento di Piazza Affari. Va aggiunto che gli investitori francesi sono ancora poca cosa rispetto a quelli di Usa e Regno Unito. Grazie ai big del risparmio gestito (BlackRock, Vanguard, State Street), questi ultimi fanno la parte del leone. Possiedono, infatti, circa la metà delle quotate. Ma mentre l’investimento francese è per lo più industriale, e quindi a lungo termine, quello degli Usa è in gran parte finanziario. E dopo il Covid lo shopping toccherà le imprese più piccole, ma ben vivaci sotto il profilo dell‘innovazione tecnologica.

La denuncia di Giorgia Meloni

Lo shopping da parte della Francia di aziende italiane non è una novità. Parmalat, Edison, Bnl sono i casi più risalenti. Ma poi Piazza Affari ha visto andar via i grandi brand del lusso come Bulgari, Loro Piana e Fendi, tutti passati a Lvmh. Mentre è recente l’interesse di Vivendi per Mediaset e Telecom. “Matrimoni d’amore” sono stati quelli di Luxottica, ormai fusa in EssilorLuxottica, e Fca, diventata Stellantis dopo l’intesa con Peugeot. Ad ottobre scorso, ad eccezione di Giorgia Meloni, nessun politico è intervenuto sull’acquisizione di Borsa italiana da parte di Euronext. È la società che controlla i principali listini europei a guida francese, dove Parigi ha un peso rilevante con la sua Caisse des Dépôts et Consignations. Secondo Maurizio Novelli, gestore del Lemanik Global Strategy Fund, in Svizzera, il problema è che «i francesi hanno una strategia, l’Italia no». E magari fosse solo questo.

 

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