“Spy story” a Roma, ufficiale della Marina militare passava notizie ai russi: arrestato dai Ros
Un ufficiale delle Forze Armate russe di stanza in Italia e un ufficiale della nostra Marina Militare fermati ieri con le accuse di spionaggio e rivelazione di segreto. A condurre l’operazione, i carabinieri del Ros su mandato della direzione della procura della Repubblica di Roma. All’operazione hanno contribuito gran parte degli apparati italiani: dall’Aisi, che ha condotto una prolungata attività informativa, allo Stato Maggiore della Difesa, che ha garantito alla nostra intelligence il necessario supporto. Alla fine, l’attività investigativa ha consentito di individuare i protagonisti della presunta spy story.
L’agente di Mosca è in stato di fermo
Per entrambi l’accusa è di particolare gravità: spionaggio ai danni della sicurezza dello Stato. I due sono stati sorpresi in flagranza di reato. Praticamente un minuto dopo l’incontro clandestino nel corso del quale l’ufficiale italiano aveva consegnato a quello russo documentazione classificata in cambio di una somma di denaro. Il capitano della Marina è finito in manette mentre la posizione dello straniero è tuttora al vaglio in relazione al suo status diplomatico. Si tratta dell’episodio di spy story più grave dai tempi della Guerra Fredda. «Nella storia recente – sottolinea infatti il quotidiano Repubblica – non si ricordano precedenti del genere».
In Italia è la spy story più grave dal 1989
In effetti, l’ultima operazione di controspionaggio risale nel 1989. Era poco prima della caduta del Muro di Berlino. In quel caso la spy story puntava a carpire i segreti industriali della Oto Melara di La Spezia, impegnata nella produzione di cannoni e mezzi corazzati. L’altro obiettivo era un’azienda triestina che collaborava al progetto di un sistema di comunicazioni della Nato. L’attività delle due aziende interessava molto le potenze comuniste del Patto di Varsavia. Anche all’epoca scattarono i mandati di cattura: cinque, per la precisione. Ma solo uno finì per avere le manette ai polsi. I due presunti agenti del Kgb e l’altro dell’intelligence bulgara riuscirono infatti a farla franca. Come loro anche un ex carabiniere disertato a Sofia.