Peggio di una mucca pazza: Zingaretti apre al M5S nel Lazio e chiude alla Raggi su Roma
L’unica certezza è che non ci sono certezze. È messo davvero male il Pd. Peggio ancora il suo segretario Nicola Zingaretti. Chissà quante volte avrà stramaledetto Matteo Renzi per avergli di fatto impedito – correva l’agosto del 2019 – di tornare alle urne, come gli chiedeva l’altro Matteo, Salvini. E come sarebbe stato suo interesse, dal momento che i gruppi parlamentari erano in gran parte espressione dell’attuale leader di Italia Viva. Ma dovette tracannare l’amaro calice e fare di necessità virtù. Il resto è storia nota: il Conte-bis, la pandemia, lo strattone di Renzi, l’illusione di un rapido rimpasto al grido di «Conte o morte», la disillusione e, infine, Mario Draghi.
Leadership sempre più traballante
Un’altalena di situazioni che ha finito per schiodarne la leadership da una stabilità rivelatasi più apparente che reale. Tra i dem è tornato d’attualità il congresso, le correnti hanno rialzato la testa e ora la poltrona di Zingaretti traballa. Lui risponde con zeppe messe qui e lì per puntellare se stesso e la sua strategia, cioè l’alleanza con il M5S. Il problema (per lui) è che lo fa l’andatura zigzagante di un ubriaco. Basti pensare che nel giro di poche ore ha cooptato i grillini nella giunta del Lazio per poi opporre ancora un rifiuto alla ricandidatura di Virginia Raggi a Roma. È come se il presidente della Regione non andasse d’accordo con il segretario del Pd nonostante siano la stessa persona: Zingaretti, appunto.
Zingaretti stordito dai sondaggi (-4,3%)
Contraddizioni che il grosso del partito traduce come incertezze ed esitazioni. A preoccupare sono soprattutto i sondaggi pubblicati dopo la decisione dei 5Stelle di mettersi nelle mani di Conte. La cura Giuseppi a loro va benissimo: +6,2. Ma il Pd lo manda al tappeto: -4,3. Un salasso che gli oppositori interni, in parte sobillati da Renzi (sempre lui), sono pronti a rinfacciargli come salatissimo costo del suo appiattimento su Conte nei giorni della crisi di governo. Ma Zingaretti non ha alternative: deve continuare a scommettere sull’alleanza con il M5S. Proprio per questo finirà per ingoiare anche la Raggi mettendo finalmente d’accordo il presidente della regione Lazio con il segretario del Pd.