Sondaggio devastante per Zingaretti: Conte fa volare il M5S (+6,2%) ma ammazza il Pd (-4,3)

2 Mar 2021 8:42 - di Michele Pezza
Effetto-Conte

Immolarsi e dirsi addio. Si potrebbe sinterizzare così l’esito del sondaggio effettuato dalla Swg per La7 per testare un eventuale effetto-Conte. La risposta è affermativa: l’effetto c’è. Sotto la guida dell’ex-premier, il M5S balzerebbe in avanti di ben 6,2 punti, ma – attenzione – a farne le spese sarebbe soprattutto il Pd. Il partito di Zingaretti, infatti, ci rimetterebbe l’osso del collo con un’emorragia di consensi stimata in un meno 4,3 per cento. Quasi due volte il partito di Renzi. E che lo renderebbe il quarto partito dopo Lega (sempre prima), M5S e FdI (ancora terzo). Al di là delle graduatorie, il sondaggio equivale ad un conto messo sotto il naso al Pd per fargli pagare molto salato il «Conte o morte» gridato nei giorni della crisi di governo.

L’effetto-Conte testato dalla Swg

È un’altra tegola caduta sulla testa di Zingaretti, già alle prese con più di un fronte interno. Da questo momento in poi sarà più facile rinfacciargli l’eccessiva arrendevolezza verso i 5Stelle e la mancanza di strategia di fronte all’arrembaggio di Renzi contro Conte. Di contiguità, in politica, si muore e contiguo nei confronti del M5S il Pd lo è stato fino a sembrarne una fotocopia. Né il travaso di consensi consente al partito del Nazzareno di giustificare il proprio sacrificio con il bene della coalizione. Tranne l’1,9 del saldo del sondaggio tra le percentuali dei dem e dei grillini, quel che quest’ultimi guadagnano grazie all’effetto-Conte arriva in gran parte, come già evidenziato, proprio dal Pd.

Zingaretti sempre più solo

Siamo quindi in presenza di una cannibalizzazione dell’alleato che cambia poco rispetto al saldo totale tra centrodestra e centrosinistra. Può cambiare, e molto anche, per i rapporti a sinistra. Per Zingaretti il sondaggio sull’effetto-Conte è più di un  campanello d’allarme in vista di un congresso ormai non più rinviabile. Anche perché ai confini del Pd c’è già in agguato un’area tutt’altro che tenera verso Conte (Renzi) o i 5Stelle (Calenda e Bonino). Forse il disfacimento di quello che ancora si definisce il primo partito della sinistra italiana è solo all’inizio.

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