Il voltafaccia di Draghi: dall’anatema sugli “evasori macellai” al condono “che aiuta la lotta all’evasione”

20 Mar 2021 16:54 - di Antonio Marras

Mario Draghi, ieri, lo ha ammesso: “Sì, è un condono”. Evviva la sincerità, ma quanto gli sarà costato rinnegare, in funzione di un governo che deve essere amato da tutto, contestato da pochi e non crollare nei sondaggi, annunciare di voler seguire l’odiata strada dei condoni nel Dl Sostegni. “Sarà limitato a una piccola platea, sotto un certo reddito e forse con minore disponibilità economica. Avrà impatti molto molto limitati”. Del resto qualcosa, dice il premier, non ha funzionato se nei magazzini si sono accumulati così tanti atti, ecco perché si rende necessaria una riforma del meccanismo di riscossione.

Quando con Berlusconi era una cosa immorale fare le sanatorie

Quello che ieri era immorale, oggi, ovviamente, è necessario: fila, no? Ciò che ad altri, compreso il governo Berlusconi, del 2010, non era permesso, in quanto nocivo all’economia e immorale, a questo governo è consentito, in nome dell’emergenza, anche se a piccole dosi, non per tutti, senza sollevare troppe discussioni. Solo qualche anno fa, l’attuale premier definiva “macellai” dell’economia gli evasori fiscali: stavolta, che è lui al governo, si limita a parlare di persone che non hanno pagato qualche multa. Bene, ma allora perché non estenderlo a tutti e fare davvero un provvedimento che aiuti l’economia liberandola dai crediti “inesibigili” e sollevando chi da anni non riesce a rincorre la fiscalità ai massimi? Insomma, un po’ di coerenza non guasterebbe, no?

Quando Draghi parlava di evasione come del male assoluto

“L’evasione fiscale è un freno alla crescita”, sottolineava Draghi da governatore di Bankitalia nel 2010, perchè «richiede tasse più elevate per chi le paga», «riduce le risorse per le politiche sociali», provoca squilibri. Il valore aggiunto sommerso è al 16% del pil. Fra il 2005 e il 2008, è stato evaso il 30% della base imponibile Iva, il che significa oltre 30 miliardi l’anno, due punti di pil. Quindi, diceva l’attuale premier, «in una prospettiva di medio termine la riduzione dell’evasione deve essere una leva di sviluppo».

Il tema dell’evasione fiscale fu affrontato con durezza maggiore nell’ultima parte del suo ultimo intervento a Bankitalia, prima di andare alla Bce: “Macelleria sociale è una espressione rozza ma efficace e io credo che gli evasori siano tra i responsabili”, disse Draghi nelle considerazioni finali da governatore di Bankitalia. È un freno alla crescita perché richiede tasse più elevate per chi le paga, riduce le risorse per le politiche sociali, ostacola gli interventi a favore dei cittadini con redditi modesti”.

Stavolta il condono serve “a migliorare la lotta contro l’evasione”

Il condono del governo Draghi, però, ha un grande merito, secondo il premier: “Permette all’amministrazione di perseguire la lotta all’evasione anche in modo più efficiente” perché la norma sarà limitata ad una piccola platea, sotto un certo reddito “e forse con minore disponibilità economica. Avrà impatti molto molto limitati”. Dato l’accumulo delle cartelle, ha continuato il presidente del Consiglio “è chiaro che lo Stato non ha funzionato ed è importante che sia prevista una piccola riforma dei meccanismi di riscossione e discarico delle cartelle, il fatto di accedere a un condono oggi non avrebbe risolto il problema”.
Non ha funzionato, colpa dei governi precedenti: chi vi ricorda Draghi?

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