I preti ‘in missione’ nelle corsie d’ospedale. Don Marco: «Così vinciamo l’isolamento del virus»
Una parola di conforto, un sorriso ai malati. Un incoraggiamento ai sanitari in prima linea contro il covid. Sono sempre più numerosi i sacerdoti impegnati nell’emergenza sanitaria. Hanno deciso di portare il conforto spirituale in corsia ai malati. Tra le numerosissime testimonianze, dal nord al sud del Paese, arriva dal Veneto quella di don Marco Galante. Parroco di quattro parrocchie ai piedi dei Colli Euganei e cappellano del Covid Hospital di Schiavonia. Ha vissuto per un mese all’interno dell’ospedale, alleviando la solitudine dei malati e portando conforto agli operatori sanitari.
Le missioni invisibili dei sacerdoti nelle corsie ospedaliere
Don Marco in ospedale ha anche seguito un corso di ‘vestizione’. Per apprendere il corretto utilizzo dei dispositivi di protezione in dotazione ai sanitari. La sua esperienza è diventato un corto affidato a Giovanni Panozzo ‘Vide e si fermò’. Un filmato sulle vite e sulla missione dei sacerdoti, disponibile nel canale youtube.
Don Marco: le persone ricoverate sono intimorite, pregare aiuta
“Spesso le persone ricoverate, soprattutto nei primi giorni, sono intimorite dalla malattia. Che non sanno come evolverà. Io le ascolto e prego con loro. Anche se, secondo i protocolli, la visita deve essere veloce. Vedo che, di solito, quando si comincia a pregare, le persone si rasserenano. Bisogna far sentire meno soli gli ammalati. Perché il virus isola molto”, racconta don Mario. “C’è proprio il desiderio di una parola di conforto. L’isolamento è un tempo in cui si può diventare tristi, impauriti, e la vicinanza di qualcuno aiuta a superare questi stati d’animo”.
I sacerdoti ‘annunciatori’ di speranza
“Oggi più che mai i nostri sacerdoti sono annunciatori di speranza. Ci incoraggiano a vivere affrontando le difficoltà con fede e generosità. Rispondendo all’emergenza con la dedizione”. Così il responsabile del Servizio Promozione per il sostegno economico alla Chiesa cattolica, Massimo Monzio Compagnoni. “Ogni offerta è il segno concreto di questa vicinanza. Tanto più nel periodo difficile del Covid. In cui da mesi i preti diocesani continuano a tenere unite le comunità disperse, incoraggiano i più soli e non smettono di servire il numero crescente di nuovi poveri”. Destinate all’Istituto Centrale Sostentamento Clero, le offerte sono uno strumento di solidarietà nazionale scaturito dalla revisione concordataria del 1984. Per sostenere l’attività pastorale dei circa 34 mila sacerdoti diocesani.