Covid, l’immunità dopo l’infezione dura almeno 8 mesi, con il vaccino di più. Parla l’esperto Sette

23 Mar 2021 12:08 - di Milena Desanctis
Sette

Una buona notizia sulla durata dell’immunità dopo essere stati contagiati dal Coronavirus. A darla in un’intervista al Corriere è  l’immunologo Alessandro Sette, negli Usa da vent’anni e direttore del dipartimento sui vaccini a San Diego, in California. «Al momento si sa che la risposta immunitaria naturale (anticorpi) dopo l’infezione, nel 90% dei casi, dura almeno otto mesi – puntualizza – Però c’è un dieci per cento di persone che non ce l’ha, quindi ha una possibilità di reinfettarsi e di trasmettere l’infezione, anche se si parla di numeri ridotti».

L’immunologo Alessandro Sette: «Non chiamiamole varianti»

Meglio la risposta “naturale” all’infezione o meglio quella “indotta” da vaccino? «Meglio quella indotta da vaccino. È più “vigorosa”», avverte. Arriviamo alle varianti. I vaccini attualmente disponibili funzionano? «Sì. E poi non chiamiamole varianti inglese, sudafricana, brasiliana: evitiamo stigmatizzazioni. I vaccini in uso proteggono dalle complicanze e anche dalle infezioni. E, per ora, anche dalle varianti, grazie anche alla risposta cellulare dei linfociti T», risponde Sette.

Alcuni Coronavirus (diversi dal Sars-Cov2) sono diffusi nella popolazione e possono provocare il raffreddore comune. Come interferiscono con il nuovo coronavirus? «Ci sono quattro tipi di coronavirus che provocano il raffreddore. La domanda, cui stiamo cercando di rispondere, è: se io ho avuto un raffreddore recente da coronavirus sarò più protetto contro il nuovo SarsCov-2? Stiamo cercando la risposta. E potrebbe essere un sì».

Sette sugli adenovirus

Alcuni vaccini (AstraZeneca e Johnson&Johnson) utilizzano, per veicolare il vaccino, un adenovirus, anche quello molto diffuso fra gli umani e responsabile di raffreddori. Quindi, gli chiede infine il giornalista, non abbiamo già una risposta immunitaria che può rendere inefficace il preparato? «No. Nei vaccini sono stati utilizzati adenovirus derivati dagli scimpanzè (AstraZeneca), dai gorilla (Reithera, quello italiano) e addirittura due adenovirus nello Sputnik V. Anche Johnson & Johnson ha utilizzato uno speciale adenovirus. Questi virus sono sicuri perché non si replicano nelle cellule umane».

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