“C’hanno confuso con messaggi sbagliati”, l’amaro sfogo di Giannini sul governo: “Scoppierà il caos”
«Ci hanno confuso con messaggi sbagliati», l’amaro sfogo di Giancarlo Giannini contro il governo tradisce molta rabbia. E, ancora di più, dolore. Per un mondo, quello dello spettacolo, sbattuto in soffitta. Per la mancata opportunità, ribadita finora a suon di decreti, di considerare alternative valide alla coercizione e alla chiusura. Eppure, aggiunge nella sua disamina l’attore, gli italiani hanno dimostrato di saper essere bravi e corretti. Ma, chiosa a stretto giro, «pecore sì…ma fino a un certo punto. Tra un po’ scoppierà il caos»…
Giancarlo Giannini, l’amaro sfogo sul governo
«Giornata mondiale del teatro? E cosa c’è da festeggiare? È un disastro. Viva il teatro, sì, ma il teatro è chiuso. A noi non pensano mai e ci sono tante persone che non lavorano da un anno». L’amaro sfogo di Giancarlo Giannini arriva all’Adnkronos quando le celebrazioni per la ricorrenza dell’antica arte sono appena all’inizio. Parole, quelle del celebre attore italiano, che tradiscono delusione e rabbia. Indignazione e sconcerto. E che nutrono e caratterizzano la sua analisi spietata e lucida della situazione ad un anno dall’esplosione della pandemia.
Giannini al governo: «Il miglior vaccino è mantenere le distanze»
«Io ho finito da poco un film. Dovevo farlo in 15 giorni e l’ho finito dopo tre mesi a causa del virus», spiega Giannini, protagonista in questi giorni su Rai1 nel cast del kolossal Leonardo dove, per l’occasione, veste i panni di Andrea Del Verrocchio, il maestro del genio di Vinci. «Tenere aperti i teatri sarebbe possibile, facendolo in sicurezza – spiega l’attore, impegnato in teatro per decenni e indignato dalle misure coercitive del governo – perché il miglior vaccino è mantenere le distanze. E questo si può fare. Ma certo, se poi diminuisci troppo le presenze a un cinema o a un teatro non si riescono nemmeno a pagare le spese».
«Festa del Teatro? Non c’è niente da festeggiare»
Giannini non sottovaluta affatto la pericolosità del virus. Anzi, su questo mostro invisibile che ha stravolto le vite di tutti in ogni parte del mondo, rileva: «È una brutta bestia. Attraversarlo non è divertente e bisogna stare molto attenti a non prenderselo. Occorre adottare ogni misura necessaria». Ma, al tempo stesso, sottolinea anche, «d’altro canto, la capacità degli italiani di sapersi comportare adeguatamente». Tanto che l’attore ribadisce: «Gli italiani, durante lo scorso lockdown, si sono comportati benissimo. Perché noi siamo così. Siamo bravissimi», osserva. Eppure, le cose si sono complicate. Soprattutto, a detta di Giannini, quando «dal governo hanno cominciato a mandare messaggi confusi. Aprire sì, aprire no. Il caffè sì, la cena no. Così, ad un certo punto, uno non ci crede più. Ai giovani avevano detto che non lo prendevano, e invece non era così… Insomma – taglia corto l’attore – ci sono arrivati una serie di messaggi, spesso sbagliati, che ci hanno confuso».
«Pecore sì…ma fino a un certo punto. Tra un po’ scoppierà il caos»
Eppure, prosegue nella sua dissertazione Giannini, «se tenessero aperto, come fanno in molti paesi del nord, e dicessero che si può andare ovunque ma tenendo le distanze e adottando le misure di sicurezza, noi saremmo bravissimi. I più bravi di tutti», afferma l’artista. Che però, poi, addolorato per come il virus sta lentamente ma inesorabilmente infierendo sul mondo dello spettacolo, conclude: «Qui però ci dicono una cosa un giorno e un giorno un’altra. E se è vero che gli italiani non hanno mai fatto la rivoluzione, tra un po’ scoppierà il caos. Perché pecore sì…ma fino a un certo punto», conclude l’attore.