Variante inglese, ecco quali sono i suoi sintomì e come si manifestano nelle diverse fasce di età

17 Feb 2021 11:33 - di Liliana Giobbi
variante inglese

La variante inglese del coronavirus spaventa in Italia. Secondo gli esperti è «più contagiosa che letale. Al momento», ricorda l’Istituto superiore di Sanità, «sono tre le varianti che vengono attentamente monitorate. E che prendono il nome dal luogo dove sono state osservate per la prima volta. In tutti e tre i casi il virus presenta delle mutazioni sulla cosiddetta proteina “Spike”, che è quella con cui il virus “si attacca” alla cellula». Oltre a quella inglese, ci sono anche la brasiliana e la sudafricana.

Variante inglese, ecco quali sono i sintomi

Secondo alcuni studi, come si legge su paginemediche, emergono alcuni sintomi della variante inglese. In primis, i brividi, la perdita di appetito, maggiormente nelle persone tra i 18 e i 54 anni e negli over 55. Inoltre., il mal di testa, soprattutto nei giovani tra 5 e 17 anni. E i dolori muscolari, principalmente nella fascia di età compresa tra 18 e 54 anni.

In Europa il primo caso il 9 novembre 2020

«La variante inglese è stata isolata per la prima volta nel settembre 2020 in Gran Bretagna. In Europa il primo caso rilevato risale al 9 novembre 2020. È monitorata perché ha una trasmissibilità più elevata». Ed è stata «ipotizzata anche una maggiore patogenicità, ma al momento non sono emerse evidenze di un effetto negativo sull’efficacia dei vaccini».

La trasmissibilità in ogni fascia d’età

Fino a questo momento, spiega ancora l’Iss, non sembra «causare sintomi più gravi in nessuna fascia di età. La malattia si presenta con le stesse caratteristiche e i sintomi sono gli stessi di tutte le altre varianti del virus. In termini di trasmissibilità la variante inglese manifesta un aumento per tutte le fasce di età, compresi i bambini».

Le mutazioni del virus

La comparsa di varianti del patogeno responsabile della pandemia di Covid-19 non è inattesa. «I virus, in particolare quelli a Rna come i coronavirus», spiega infatti l’Iss, «evolvono costantemente attraverso mutazioni del loro genoma. Mutazioni del virus Sars-CoV-2 sono state osservate in tutto il mondo fin dall’inizio della pandemia».

La variante inglese e le caratteristiche

«La maggior parte delle mutazioni non ha un impatto significativo», precisa l’Istituto. Però «qualcuna può dare al virus alcune caratteristiche come ad esempio un vantaggio selettivo rispetto alle altre attraverso una maggiore trasmissibilità». E ancora, «una maggiore patogenicità con forme più severe di malattia. O la possibilità di aggirare l’immunità precedentemente acquisita da un individuo o per infezione naturale o per vaccinazione. In questi casi diventano motivo di preoccupazione, e devono essere monitorate con attenzione».

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