Vaccini, cosa vuole fare Draghi. Pressing per mandare a casa Arcuri, al suo posto Bertolaso?

15 Feb 2021 17:01 - di Adele Sirocchi
vaccini

I giornali scrivono che Mario Draghi dedicherà il primo punto del suo programma proprio ai vaccini. Del resto ne ha parlato anche nella riunione del primo consiglio dei ministri. Ma anziché parlare, fanno notare in tanti, dovrebbe intanto liberarsi del supercommissario Domenico Arcuri.

I candidati a prendere il posto di Arcuri

Al momento il problema è accantonato. Se ne riparla dopo la fiducia. Ma già si fanno i nomi dei possibili successori.  Agostino Miozzo, 68 anni, medico di rinomata fama internazionale, e Angelo Borrelli, già capo della Protezione Civile. Antonio Tajani, invece, avanza la candidatura di Guido Bertolaso.

Vaccini, gestione dell’emergenza alla Protezione civile

L’idea del nuovo premier – scrive Il Giorno – è quella di affidare la gestione dell’emergenza alla Protezione Civile e alla Difesa. Chi guida la Protezione civile – ricorda il quotidiano – coordina 800mila volontari, Croce Rossa, ma anche forze armate e forze di polizia. All’interno ci sono anche i servizi essenziali: dalle autostrade, ai treni fino alle stazioni. Tutti con un ruolo strategico.

Draghi guarda al modello inglese

Draghi – raccontano – ha in testa il modello inglese, dove i vaccini sono già stati inoculati a 15 milioni di persone, dieci volte quelle registrate fin qui in Italia. E per aumentare la produzione si sta vagliando la possibilità di coinvolgere alcune grandi aziende meccaniche del Nord, ma – scrive Repubblica – prima di vedere uno stabilimento aperto occorreranno sei mesi. “L’obiettivo – continua il giornale – è immunizzare trecentomila persone al giorno entro marzo, addirittura mezzo milione per la primavera. Si prepara a predisporre una campagna h24, coinvolgendo i medici di famiglia e impiegando ancora di più l’esercito per allestire palazzetti dello sport o altre grandi strutture idonee”.

Il vaccino Reithera non sarà pronto prima di settembre

In particolare Draghi spera che in estate possa arrivare anche il vaccino italiano Reithera, che però non vedrà la luce prima di settembre, come oggi stesso ha ribadito il direttore dello Spallanzani Francesco Vaia. “Resta sullo sfondo – conclude Repubblica –  lo scenario alternativo indicato pochi giorni fa da un portavoce della Commissione: assicurare ai singoli Stati membri i brevetti necessari per la produzione. Facendo valere, in assenza di altre possibilità, le clausole continentali evocate dal presidente del Consiglio europeo Charles Michel per permettere agli Stati membri la produzione in patria di un prodotto di cui esiste penuria nell’approvvigionamento”.

 

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