Travaglio, travaso di bile contro Demolition Man: «Invidia, frustrazione, bulimia di potere»»
La telefonata del Colle a Mario Draghi, Marco Travaglio non l’ha per niente digerita. E lo dice chiaro e tondo nel suo editoriale sul Fatto dal titolo Un no gentile ma netto. «Ora, perché le cose non finiscano male con governissimi o altri orrori, basta che M5S , Pd e LeU siano coerenti e dicano un garbato ma fermo no all’ammucchiata del Colle e di Draghi, per salvare l’unica coalizione che può competere con queste destre». Per Travaglio «la via maestra è il rinvio di Conte alle Camere; e, in caso di sfiducia, il voto al più presto possibile. Di regali a Salvini & C. ne ha già fatti troppi il loro cavallo di Troia».
Travaglio contro “Demolition Man”
Travaglio poi afferma che «non è vero che l’esplorazione di Fico sia stata totalmente inutile. Non ci ha ridato un governo, ma almeno ha spiegato fino in fondo a chi ancora avesse dubbi cosa c’era dietro la crisi più demenziale e delinquenziale del mondo scatenata da Demolition Man». E poi va all’attacco. «Al netto delle ragioni psicopolitiche, dall’invidia per la popolarità di Conte alla frustrazione per l’unanime discredito che lo precede su scala mondiale (Arabia Saudita esclusa), ci sono l’inestinguibile bulimia di potere, l’acquolina in bocca per i 209 miliardi in arrivo, la fame atavica di poltrone del Giglio Magico e la congenita allergia per una giustizia efficiente e uguale per tutti».
«Le famigerate poltrone»
Nel mirino di Travaglio c’è sempre il leader di Italia Viva. «Mentre a favore di telecamere andava in scena lo spettacolo dei tavoli tematici… Dietro le quinte si discuteva della ciccia: le famigerate “poltrone”. Mister Due per Cento vi è talmente allergico che voleva passare da due a tre o quattro. Possibilmente anche per la solita Boschi, possibilmente alle Infrastrutture per perpetuare e anzi ingigantire la tradizione dei conflitti d’interessi (Maria Etruria è indagata con l’Innominabile per finanziamenti illeciti, anche da Toto, concessionario autostradale di cui sarebbe diventata il concessore)».
Travaglio: «Si arrampicano sugli specchi»
E infine scrive: «Che fosse tutta una questione di poltrone era chiaro fin dall’inizio a tutti». E attacca: «Fuorché alle civette sul comò dei talk pomeridiani, che ogni giorno si arrampicano sugli specchi per dar la colpa ora a Conte, ora ai 5Stelle, ora al Pd, ora a fantomatiche “crisi di sistema” pur di proteggere il loro beniamino nell’unico luogo in cui ancora lo prendono sul serio: certi studi televisivi. Il bello è che il noto frequentatore di se stesso, oltreché ai ministri suoi, pretendeva pure di scegliere quelli altrui. Cominciando, indovinate un po’, da Bonafede, Azzolina, Gualtieri e Arcuri, per mettere le mani su Giustizia, Tesoro, Scuola e acquisti anti-Covid».