Travaglio nella ridotta del Conte-ter. Il suo “Fatto” sempre più partito e sempre meno giornale

1 Feb 2021 12:39 - di Marzio Dalla Casta
Travaglio

Ma quale Draghi, quale Cottarelli e quale Cartabia. Ma ci faccia il piacere: Giuseppe Conte è il solo premier e Roberto Fico è il suo profeta. Semina certezze di granito il Fatto di Marco Travaglio nel quotidiano reportage sulla crisi di governo. Oggi a campeggiare in prima pagina è la smentita del Quirinale sui magheggi in corso per portare SuperMario a Palazzo Chigi. Secondo Stampa e Repubblica, l’ex-presidente della Bce aveva avuto più d’un colloquio telefonico con Mattarella e stretto un mezzo accordo con l’Innominabile Matteo Renzi. Su quest’ultimo non v’è certezza, ma quanto ai primi la precisazione è arrivata più puntuale di una cambiale in scadenza: dal Colle nessun sondaggio su Draghi.

“No” all’ipotesi Draghi

Gongola il giornale di Travaglio che spara la smentita attaccando «il partito Stampubblica» (i due citati giornali appartengono al Gruppo Gedi della famiglia Elkann) catalogato nella categoria dei «poteri forti». A conferma che ha ragione chi dice che c’è un limite a tutto, tranne che al ridicolo. E certamente ridicola è la vulgata di Travaglio “uomo contro”. È vero semmai il contrario: non è mai stato un profeta disarmato. Persino nei tempi “eroici” degli «editti bulgari» godeva del soccorso rosso del mainstream editoriale, comprese le testate additate come “nemiche”. A maggior ragione oggi che è leader di fatto dei 5Stelle e, quindi, azionista di riferimento della maggioranza, per non parlare dei solidi (e soliti) ancoraggi con Csm, procure e tribunali. Il che fa del suo Fatto Quotidiano un giornale-partito a tutto tondo.

Travaglio ha condotto il premier in un vicolo cieco

Purtroppo per Conte e per Di Maio, tuttavia, Travaglio è tanto asso nel giornalismo quanto disastroso in politica. Il diario della crisi ne è una prova inconfutabile. Quando Matteo d’Arabia ha fatto saltare il governo, è stato lui a spingere Conte nel vicolo cieco dei “responsabili“. Non pago, ha poi titillato l’istinto anti-renziano dei Cinquestelle costringendo il povero Crimi a passare dal «mai più con lui» al «nessun veto». Una piroetta che ha raso al suolo quel che restava della credibilità grillina. Nel frattempo, lui si è asserragliato nella ridotta del Conte-ter e da lì spara contro chiunque proponga premier alternativi. Perché in fondo pensa che sia sempre meglio perdere elettori che lettori. Perisca pure il MoVimento, purché viva il giornale-partito. Chiamalo fesso.

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