“Le offese dei prof alla bambina? Frutto anche dei silenzi sulla Meloni”: un lettore inchioda Giannini
Ricordate le offese a Giorgia Meloni dei giorni scorsi, con quel video in cui alcuni docenti insultavano la leader di Fdi,colpevole di non sostenere il governo Draghi? E ricordate anche quegli insulti rivolti alla ragazzina, studentessa dodicenne una scuola media di Torino, che si era permessa di criticare le lezioni in Dad e si era beccata dai docenti epiteti come “fatti curare“. “Disagiata” “Ci vuole uno bravo psicoterapeuta“? Epiteti piovuti in una chat scolastica da parte dei professori, fino a quando Cristiana, la mamma di Anita, aveva deciso di scrivere una lettera all’ex ministra dell’Istruzione affinché intervenisse sulla vicenda. Offese forse non casuali, che arrivano in una fase di “silenzi” colpevoli da parte di molti…
La studentessa offesa dai docenti e le offese alla Meloni
Secondo un lettore della Stampa di Torino, infatti, ci sarebbe un nesso, un collegamento, un’idea di disprezzo nei confronti delle opinioni degli altri, maschi e femmine, non fa poi tanta differenza, che rappresenta un problema culturale per alcuni settori dell’istruzione italiana. I docenti, oggi, possono permettersi di tutto? E la stampa, i media, gli opinionisti, si sono resi conto che forse i loro silenzi nei confronti dei prof faziosi e ideologici non aiutano la causa della democrazia?, si chiede il lettore-
Oggi, nella rubrica delle lettere “Lo specchio dei tempi”, compare questa missiva molto garbata che recita testualmente: «Se una ragazzina di dodici anni riceve commenti offensivi, in buona parte da docenti, per aver appoggiato l’ipotesi di prolungare la durata dell’anno scolastico di quindici giorni rispetto alla scadenza naturale, è segno che qualcosa non funziona. Dopo quanto accaduto contro l’onorevole Meloni non meraviglia come dal corpo docente possano affiorare comportamenti non consoni alla dignità, oltre che ai buoni principi, presupposti fondamentali per il ruolo ricoperto. Preoccupa invece il silenzio di coloro, la stragrande maggioranza, che onorano questi principi, rinunciando però a prendere posizione. In attesa che altri provvedano». Altri? Magari anche i direttori dei giornali…
I silenzi imbarazzati del direttore Massimo Giannini
Questa lettera al direttore della Stampa, Massimo Giannini, avrà certamente fatto piacere, ma forse lo avrà anche un po’ imbarazzato, visto il suo “silenzio” sulla vicenda del professor Gozzini e anche quello scivolone, contro la Meloni, di qualche giorno prima quando sul suo giornale era uscito un articolo nel quale si affermava che la Meloni vive “sensi di colpa perché la politica la tiene lontana dalla figlia…prodotta con la collaborazione del compagno…”.
Massimo Giannini si era poi scusato con un tweet: “In un pur ottimo articolo su Meloni e sul no al governo Draghi, oggi su La Stampa il nostro Alberto Mattioli usa parole inappropriate in un passaggio su sua figlia Ginevra. Ce ne scusiamo con la leader di Fdi. Non è il nostro stile”. Ma non va dimenticato che qualche settimana prima lo stesso Giannini aveva attaccato con parole rozze la stessa Meloni definendola “sciamana d’Italia”, con evidente disprezzo, attribuendole chissà quali colpe per l’attacco alla Casa Bianca dei pittoreschi fans di Donald Trump.
Forse oggi una risposta di Massimo Gianni al suo lettore, su un tema così delicato come le offese dei docenti, non solo agli studenti, non solo alle donne, in un clima di generale caccia alle streghe (non solo politiche) e di condanna del dissenso (come emergeva dalla missiva del lettore), ci sarebbe stata bene. Del resto è proprio la “Stampa” a titolare la lettera: “Dobbiamo pretendere il rispetto delle idee“. Una risposta di Giannini sarebbe stata una bella lezione di stile, magari non nella buca delle lettere in fondo al giornale.