La scuola dalla protesta al conformismo: nasce alla Luiss il movimento “Studenti per Draghi”

16 Feb 2021 16:11 - di Michele Pezza
Draghi

Presidente Draghi dica “no” prima che sia troppo tardi. Di più, si ribelli prima che la melassa del conformismo non l’avviluppi fino a seppellirla. A sostenerla nel Palazzo c’è già la maggioranza più bulgara di sempre, davvero non c’è bisogno che accorrano gli studenti a darle manforte. Se non se ne fosse ancora accorto, le segnaliamo che due di loro – Kevin Pimpinella e Chiara di Giacinto – entrambi in forze alla Luiss hanno fondato il movimento Studenti per Draghi. Poco più che ventenni ma sufficientemente scafati, i due hanno già messo le mani avanti e fatto sapere che il movimento è «apartitico» e di riconoscersi esclusivamente nel premier «comune denominatore». Della serie: ci piace vincere facile.

La sigla è apartitica

Da promettenti leader in erba, Kevin e Chiara hanno buttato giù anche un elenco di priorità. Non è proprio programma politico, sebbene gli somigli molto per le ovvietà che contiene. A cominciare dalla sempiterna necessità «di rimettere al centro i giovani», ottimo proposito che ormai vanta più citazioni della secolare «questione meridionale». E, a seguire, le “ineludibili” riforme – «lavoro» e «fisco» soprattutto – per arrivare finalmente a quella «eliminazione della burocrazia» che è ormai il sogno nel cassetto di qualsiasi governante. Intendiamoci: l’entusiasmo giovanile è il lievito di ogni successo, individuale e collettivo. E non può che far piacere sentire giovani rivolgersi a Draghi parlando di «coraggio» e di «voglia di incidere anche sul presente senza attendere il futuro».

«Draghi è il nostro comune denominatore»

È giusto che sia così. Ma Kevin e Chiara sono e restano figli del loro tempo più di quanto non lo siano dei loro genitori. Per loro il futuro è tutto e solo nella «digitalizzazione», nella «sburocratizzazione» o nella «modernizzazione». Ma sappiamo bene che elencarli alla rinfusa è esattamente quel che fa una politica vuota e superficiale. Spetterebbe alla scuola (vero, presidente Draghi?) inserire questi obiettivi in una cornice di valori. La cultura umanistica, oggi mal tollerata, è ancora oggi una miniera inesauribile per capire il presente e tracciare il futuro. Che bel segnale sarebbe stato se prima di giurare al Quirinale, il neoministro Bianchi fosse andato ad inginocchiarsi davanti alla tomba di Dante. Un gesto così varrebbe più di mille programmi.

 

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