Esplode il M5S, centrodestra filo-Draghi in maggioranza al Senato. Il Pd vede nero

19 Feb 2021 15:07 - di Adele Sirocchi
centrodestra

L’esplosione della galassia grillina ha determinato un fatto nuovo. I partiti di centrodestra nella larga maggioranza che sostiene Mario Draghi hanno preso il sopravvento numerico sulla coalizione progressista formata da Pd, M5S e Leu. E’ accaduto dunque proprio ciò che Nicola Zingaretti temeva: lo slittamento verso destra dell’asse della maggioranza.

Senato: giallorossi con 110 senatori, Fi-Lega con 115 senatori

“A Palazzo Madama – scrive Repubblica – le 21 defezioni targate 5S (15 voti contrari e sei non hanno partecipato al voto, non tenendo in considerazione i due in congedo o missione) fanno scendere la compagine grillina a 71 componenti, da sommare ai 35 senatori del Pd e ai 4 di Leu: la pattuglia di Liberi e Uguali conta in realtà 6 senatori, ma due iscritte ex grilline – Elena Fattori e Paola Nugnes hanno votato contro la fiducia. I calcoli sono presto fatti: i giallorossi vantano adesso 110 senatori, contro i 115 di Fi e Lega”.

I numeri dei due schieramenti alla Camera

Alla Camera, invece, “i giallorossi mantengono una consistenza superiore a quella di Fi e Lega: malgrado i 30 voti venuti meno a M5S, l’asse fra Pd, Leu e grillini ha 259 seggi, una quarantina in più delle due forze del centrodestra”. Ma il ridimensionamento, anche a Montecitorio, è un fattore politico da non sottovalutare. Anche perché Lega e FI potrebbero cercare sponde tra i moderati, e anche saldarsi con l’ “opposizione patriottica” di Fratelli d’Italia.

Il fronte progressista è in fibrillazione

E proprio sui temi che manderebbero in fibrillazione il fronte progressista: sicurezza, immigrazione, giustizia. I leghisti, in particolare, non stanno nella pelle per la contentezza e già si vedono condizionanti per Draghi così come i pentastellati lo furono per Giuseppe Conte. Senza contare che se si ridisegna la geografia parlamentare anche la prossima elezione del Capo dello Stato vedrebbe protagonista l’asse di centrodestra, soprattutto se la sinistra si ostina a trattare Renzi come il “traditore”.

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