Di Maio aggrappato alla poltrona, ma l’amico di Draghi lo gela: «Alla Farnesina andrà una donna»

11 Feb 2021 11:05 - di Giovanni Pasero
Di Maio

“Il potere logora chi non ce l’ha”, amava ripetere Giulio Andreotti. E in questo motto, il leader democristiano ha trovato un insospettabile epigono in Luigi Di Maio. L’ex steward dello Stadio San Paolo ha fatto la bocca alla poltrona ministeriale. Sviluppo economico, Lavoro, Esteri, un triplete degno di Mourinho. E l’idea di mollare la poltrona proprio non gli va giù.

“Di Maio sarà confermato?” E l’amico di Draghi ride a crepapelle

Non a caso, Il Giornale lo segnala tra i “ministri uscenti che aspirano ardentemente alla riconferma”. Gigino “sta facendo di tutto per restare ministro degli Esteri”. Tuttavia, proprio ieri a Un giorno da Pecora il politologo Gianfranco Pasquino, amico di vecchia data di Mario Draghi, ha spento ogni velleità. Alla domanda di Geppy Cucciari, se Di Maio sarebbe rimasto alla Farnesina, Pasquino ha risposto con una risata omerica. Del resto, come rappresentante del governo Draghi nel mondo ce lo vedete uno come Di Maio che fatica a parlare persino l’italiano?

Alla Farnesina la Belloni e Di Maio rischia di tornare nel dimenticatoio

Al suo posto, ha lasciato intendere il vecchio amico di Draghi, “andrà una donna molto capace”. Infatti, non è un segreto che il tecnico quotato per lo stesso ruolo di Luigi Di Maio sia Elisabetta Belloni. L’attuale segretario generale agli Esteri dovrebbe andare al suo posto. Lo schema che, nei corridoi dei palazzi, si sta affermando è per ora un 2-1. Cioè due ministri al M5s, che malgrado tutto resta il primo gruppo parlamentare per consistenza numerica. Quindi due poltrone per gli altri partiti della maggioranza, Lega, Pd e Fi, e uno a Iv. Per i grillini si parla di Stefano Patuanelli e appunto di Di Maio. Ma un altro schema possibile però è quello per cui i ministri saranno tutti tecnici scelti da Draghi, e ai partiti andranno i sottosegretari, compresi quelli alla presidenza del Consiglio. E a quel punto anche per Gigino sarebbe notte fonda.

Gigino come Conte, due volpi a rischio pellicceria

Per Di Maio sarebbe un vero e proprio psicodramma. Si ritroverebbe, infatti, ad essere un semplice deputato, non essendo più leader del M5s. Uno dei tanti. Peggio di lui sta solo Giuseppi. Da presidente del Consiglio, ora Conte non solo non è in Parlamento. Dovrà infatti rinunciare alla cattedra, tanto inseguita, di diritto privato a La Sapienza che fu del suo maestro Guido Alpa. Nel 2018 Conte inoltrò la domanda per il concorso con l’obiettivo di traslocare dall’ateneo di Firenze. Nel frattempo però arrivò la chiamata per la guida dell’esecutivo gialloverde. Conte provò, comunque, a presentarsi alla prova di inglese. Beccato dalla stampa, decise di rinunciare. Il concorso è andato avanti: il corso di diritto privato è stato affidato al napoletano Giovanni Perlingieri. Si prospettano quindi tempi grami per Conte e Di Maio. Per dirla con un altro politico del passato (Bettino Craxi) “Alla fine tutte le volpi finiscono in pellicceria”.

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