Covid, 11.068 nuovi casi e 221 morti. E Speranza ferma lo sci. La rabbia degli operatori

14 Feb 2021 19:24 - di Redazione

Sono 11.068 i nuovi casi di coronavirus in Italia con 221 morti.  Sono stati 205.642 i test (tamponi molecolari e antigenici rapidi), in calo di circa 85mila rispetto a ieri, quando ne sono stati fatti 290.534. Il tasso di positività sale al 5,3% (ieri era 4,6%). Ieri c’erano stati 13.532 nuovi casi e 311 vittime.

Aumentano i ricoveri in terapia intensiva (+22)

I ricoverati in terapia intensiva sono 2.085, con un aumento da ieri di 22 unità. In calo i ricoveri ordinari,  51 meno di ieri. Dopo molti giorni di discesa costante, torna a salire il numero dei pazienti attualmente positivi: sono 402.783, 1.370 più di ieri.

Speranza firma l’ordinanza: non si può andare a sciare

Il ministro della Salute Roberto Speranza, preoccupato per le varianti del Covid,  ha firmato un provvedimento che vieta lo svolgimento delle attività sciistiche amatoriali fino al 5 marzo, data di scadenza del Dpcm 14 gennaio 2021. Il provvedimento, si legge in una nota, tiene conto dei più recenti dati epidemiologici comunicati venerdì 12 febbraio dall’Istituto Superiore di Sanità, attestanti che la variante inglese rappresenta una percentuale media del 17,8% sul numero totale dei contagi.

Il verbale del Cts del 12 febbraio

La preoccupazione per la diffusione di questa e di altre varianti del virus SARS-CoV-2 ha portato all’adozione di misure analoghe in Francia e in Germania. Nel verbale del 12 febbraio, il Comitato Tecnico Scientifico, con specifico riferimento alla riapertura degli impianti sciistici nelle Regioni inserite nelle cosiddette “aree gialle”, afferma che “allo stato attuale non appaiono sussistenti le condizioni per ulteriori rilasci delle misure contenitive vigenti, incluse quelle previste per il settore sciistico amatoriale”. Il Governo si impegna a compensare al più presto gli operatori del settore con adeguati ristori, conclude la nota del ministero della Salute.

La rabbia degli operatori: ci vuole più rispetto

Gli impianti avrebbero dovuto riaprire il 15 febbraio. Molte strutture hanno già accettato prenotazioni. I gestori degli hotel montani si vedono crollare il mondo addosso e non nascondono rabbia e delusione: dovevano avvisare prima, si lamentano, che cosa è cambiato rispetto a una settimana fa? Il presidente della Federazione Italiana Sport Invernali, Flavio Roda commenta: “Ancora una volta la tempistica dell’informazione sembra non aver rispetto per gli italiani che lavorano. La scorsa settimana il Cts ha dato l’ok alla riapertura delle stazioni adesso ci troviamo alle 19.30 della sera prima della riapertura con questa ordinanza che chiude tutto. Le stazioni hanno investito molto per preparare piste, assumere personale, per organizzarsi con gli albergatori. Sono stati investiti moltissimi soldi e ancora una volta il nostro mondo viene duramente penalizzato. Ci vogliono più serietà e più correttezza. Solo lo sci infetta?”.

I ministri leghisti: subito i ristori

I ministri leghisti Giorgetti e Garavaglia insorgono: la montagna merita rispetto: “La montagna, finora dimenticata, merita rispetto e attenzione: che risposte si danno e in che tempi al documento predisposto dalle regioni? Non è solo questione di cifre: non è detto nemmeno che bastino i 4,5 miliardi richiesti quando la stagione non era ancora compromessa, probabilmente ne serviranno di più, a maggior ragione se ci sono altri stop”.

“È prima di tutto una questione di rispetto – continuano – per un sistema delicato che tanto contribuisce al benessere del Paese. Gli indennizzi per la montagna devono avere la priorità assoluta, quando si reca un danno, il danno va indennizzato; già subito nel prossimo decreto”.

 

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