Pregliasco teme una terza ondata: “L’anno nuovo non promette bene. Servono nuove misure”
“L’anno nuovo non promette bene. I numeri di questi giorni non consentono di stare tranquilli e prefigurano una terza ondata. Che speriamo non sia un’ondona”. Sono i timori di Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università statale di Milano, intervistato su La Stampa.
Pregliasco: in arrivo una possibile terza ondata
“Grazie all’impegno di tutti nei mesi scorsi siano stati raggiunti risultati importanti. Ma ora la curva rallenta troppo lentamente per cui è urgente intervenire con nuove misure”. Pregliasco insomma chiede nuovi confinamenti. Che metterebbero a rischio il ritorno alla normalità auspicato da tutti. “Inoltre – dice – la diffusione della variante inglese rende indispensabile velocizzare la campagna di vaccinazione”.
“Servono zone rosse anche dopo il 7 gennaio”
Per il virologo la zona rossa dovrebbe rimanere anche dopo il 7 gennaio. “Dal momento che la vaccinazione non darà risultati a breve. Le misure saranno necessarie “per diversi mesi, circa fino a fine 2021”. E ancora, dice il virologo, “le feste non hanno portato bene. La situazione sta peggiorando. Dall’8 dicembre, nonostante le chiusure, gli italiani si sono frequentati troppo per cui ci aspetta un gennaio con una potenziale terza ondata”.
Occorre accelerazione sui vaccini per tornare alla normalità
I decessi, ieri 462, scenderanno “quando i contagi caleranno sotto 5mila. Mentre ora sono oltre 22mila. Se non modifichiamo i nostri costumi ci attendono tanti altri morti”, conclude Pregliasco che non teme problemi di rifornimento dei vaccini. “AstraZeneca mi sembra avanti, per cui l’importante è rodare la macchina statale e farsi trovare pronti. I vaccini arriveranno, fermeranno l’infezione, ridurranno le spese sanitarie e riporteranno i turisti a viaggiare. Il vaccino è sicuro e renderlo obbligatorio sarebbe una sconfitta del buon senso. Io ho già preso la prima dose per dimostrare che faccio quello che dico”.
Sì alla riapertura sperimentale delle scuole
Sul fronte della scuola, invece, si dice favorevole alla riapertura ‘provvisoria‘. “Con l’attuale circolazione del virus le scuole sono pericolose sia per quello che vi succede dentro sia per il traffico che innescano. Ma ha senso il tentativo di riaprirle parzialmente per valutare, nel tempo, gli effetti ed eventualmente ricalibrarsi. Anche perché la scuola ha pari dignità rispetto ai servizi essenziali e ai luoghi di lavoro, che fin qui si è cercato di privilegiare sacrificando invece svaghi e turismo“.