Inps profondo rosso, l’allarme: «Nel bilancio buco di quasi 16 miliardi». Pensioni a rischio

25 Gen 2021 14:31 - di Sara Gentile
Inps

«C’è un buco di quasi 16 miliardi nel bilancio Inps». È allarme rosso sui conti dell’istituto pensionistico e a parlarne, in un’intervista a Repubblica, è Gugliemo Loy, ex segretario confederale della Uil e attuale presidente del Civ (Consiglio di indirizzo e verifica) dell’Istituto di previdenza. E poi avverte: «Il legislatore dovrebbe intervenire prima di mettere a rischio la sostenibilità e dunque le prestazioni di Inps».  Loy parla di un disavanzo di 20 miliardi nelle casse dell’Inps, di questi «ben 15,7 sono un buco creato dalla Cig Covid, una misura straordinaria introdotta dal governo quando ha chiuso il Paese. E che però è stata anticipata da Inps attingendo ai suoi fondi. Se non viene ripianato, quando si tornerà all’ordinario l’Inps rischia di non avere le risorse. Che ricordo sono frutto di contributi di imprese e lavoratori, per erogare le prestazioni. O doverle ridurre».

Inps, la denuncia di Loy

C’è il rischio è di dover ridurre anche le pensioni? Si tratta, spiega Loy a Repubblica, di «un’ipotesi estrema, non certo peregrina. Se l’anticipazione di Inps sulla Cig Covid è strutturale, allora si trasforma in credito dello Stato». Da qui la richiesta a Pasquale Tridico, presidente dell’Inps: «Chiediamo che venga sanato per non minare la sostenibilità del bilancio dell’istituto. Tra l’altro – prosegue – il rosso da 20 miliardi che indichiamo nel documento si basa sulle ottimistiche stime della Nadef per il Pil 2021. Corretto dal punto di vista contabile, ma non rassicurante».

Loy: «Due mesi di attesa per la Cig Covid sono troppi»

Loy parla anche della Cig Covid, sostenendo che «due mesi per ricevere la Cassa integrazione sono troppi, dovremmo scendere a uno e rafforzare gli assegni molto bassi». Ma riconosce anche che «c’è un miglioramento rispetto a inizio pandemia, l’Inps con fatica ha cercato di velocizzare le procedure. Ma due mesi di attesa in media sono eccessivi, occorre dimezzare. Anche perché non c’è solo un problema di tempi. Qui c’è una questione di bacino da svuotare, di domande incagliate da ripulire».

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