Banfi ironizza sui ritardi dei vaccini: «Se non abbiamo casini che italiani siamo…»

25 Gen 2021 13:18 - di Renato Fratello
Banfi

Ritardi nella consegna dei vaccini agli ultraottantenni? «Se non abbiamo casini che italiani siamo? Mica possiamo cambiare nazionalità? Quando in Italia tre cose vanno bene iniziamo ad aver paura e ci chiediamo… che cosa è successo?». Così ironico all’Adnkronos Lino Banfi aggiungendo che «come “nonno d’Italia” in tanti mi chiamano e mi scrivono chiedendomi come si devono comportare – racconta – si fidano di me e mi chiedono di dirigerli, mi dicono che vogliono venire tutti con me ma per andare dove? Dobbiamo aspettare che il nostro medico ci chiami. Io ad esempio sono in cura al Campus Biomedico a Trigoria e una decina di giorni fa mi avevano detto che era questione di giorni, ora aspetto che mi chiamino».

Banfi: «Non mi piace il termine ultraottantenni»

L’auspico di Banfi è che i ritardi nella consegna dei vaccini siano brevi e «non di 8 mesi», sottolinea l’attore. «Nel frattempo – scherza Banfi – sto facendo un po’ di smart working che inizialmente pensavo fosse uno sport». E conclude con una riflessione. «Non mi piace il termine ultraottantenni – spiega – mi sarebbe piaciuto più “anziani obesi” o “anziani brutti”. Con questo temine sembra che sei lì lì, noi (ultraottantenni) siamo dei privilegiati dopotutto!».

«Favorevole al vaccino»

Alla vigilia di Natale Lino Banfi all’Adnkronos aveva detto di essere favorevole al vaccino. «Certo che sono favorevole al vaccino contro il Covid. Non solo: lo farei in diretta assieme a mia figlia e ai miei nipoti, in modo da coinvolgere tutte le generazioni. Aspetterei anche qualche mese, finché fosse disponibile per i più piccoli, pur di farlo tutti insieme: sarebbe un messaggio importante da dare a ogni classe d’età». E infine. «In generale, sono favorevole ai vaccini: sono trent’anni che io e mia moglie facciamo quello contro l’influenza e da quest’anno faccio anche quello, forse poco conosciuto, contro la polmonite».

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