Strage di Erba, la Cassazione dice no a nuovi accertamenti. Ma “le Iene” riaprono il caso in tv (video)

11 Dic 2020 18:18 - di Ginevra Sorrentino
Strage di Erba Cassazione Iene

Strage di Erba, niente da fare. La Cassazione dice no a nuovi accertamenti. Proprio mentre le Iene riaprono il caso in tv. Dunque, nemmeno il servizio de Le Iene incentrato sul giallo delle intercettazioni “fantasma”, in onda ieri sera su Italia 1, ha rinfocolato i dubbi. Per la Cassazione, non ci sono basi, né elementi, per poter svolgere nuovi accertamenti in merito alla vicenda del massacro. Un caso tra i più efferati che la cronaca annoveri. E per cui una sentenza definitiva ha condannato all’ergastolo Rosa Bazzi e il marito Olindo Romano. Una mattanza in cui, l’11 dicembre del 2006, gli assassini uccisero Raffaella Castagna. Il figlio Youssef di due anni. La nonna Paola Galli, e la vicina di casa Valeria Cherubini. Lo sottolineano i giudici della prima sezione penale della Suprema Corte, nella sentenza depositata oggi con cui, lo scorso 17 novembre hanno bocciato la richiesta di svolgere nuove analisi su alcuni reperti.

Strage di Erba, no della Cassazione a nuovi accertamenti

I difensori di Olindo Romano e Rosa Bazzi, – Fabio Schembri, Luisa Bordeaux e Nico D’Ascola – hanno presentato il ricorso. Un provvedimento che era già stato rigettato dalla Corte d’Assise di Como. Gli avvocati, oltre agli accertamenti su reperti trovati sul luogo dell’eccidio che non erano stati distrutti e tracce biologiche, avevano chiesto anche di accedere al server della procura di Como per poter disporre di tutte le intercettazioni telefoniche e ambientali. Le stesse intercettazioni tornate al centro della vicenda giudiziaria in un servizio de Le Iene in onda nella puntata di ieri.

Ancora ieri sera Le Iene hanno riaperto il caso in tv

In cui Antonino Monteleone e Marco Occhipinti sono tornati sulla strage di Erba con la testimonianza esclusiva di un ex carabiniere. Il quale, durante l’intervista di Italia 1, afferma di aver partecipato alle indagini sul luogo degli omicidi per cui sono stati condannati i coniugi Romano. Ma che registrerebbero il vuoto assoluto di dialoghi e rumori che le microspie ambientali piazzate nella casa dei sue principali sospettati, non avrebbero captato. O che, un guasto tecnico non segnalato, avrebbe potuto giustificare.

«La presenza di elementi utili è soltanto ipotizzata»

Ma tant’è. Ad oggi, i giudici di piazza Cavour sottolineano che «le indagini difensive miravano a riesaminare i reperti e i risultati delle intercettazioni che la difesa aveva avuto a disposizione durante tutto il procedimento di merito (…). Che il successivo rinvenimento – dopo la distruzione di larga parte del materiale in sequestro – di un’ulteriore porzione dei reperti non implica affatto che non fosse stato possibile, come neppure la difesa deduce, esaminarli in precedenza». «A ciò – concludono i giudici della Suprema Corte – deve aggiungersi che, del resto, la presenza di elementi utili è soltanto ipotizzata. Tanto è vero che la richiesta della difesa non poggia su alcun elemento di fatto o logico. Ma si limita a rappresentare il rinvenimento di altri reperti, rispetto a quelli che già erano stati distrutti».

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