Scoperti altri 25 boss mafiosi col reddito di cittadinanza. Hanno intascato 330mila euro

23 Dic 2020 14:58 - di Carlo Marini
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Non cancellate il reddito di cittadinanza, perché i clan mafiosi potrebbero prenderla assai a male. Il messaggio è chiaro, agli uomini di Cosa nostra non occorre dirlo. Eppure, il dato, è nella cronaca quotidiana. Delitti di mafia non si registrano da molto tempo. Segno che la mafia è stata sconfitta? O segno che la mafia sta trionfando silenziosamente? Fatevi una domanda e datevi una risposta.

Solo nelle ultime 24 ore, a Messina, le Fiamme gialle hanno scoperto altri 25 boss mafiosi che intascavano il reddito di Stato voluto dai grillini. E pensare che gli stessi pentastellati invadono i Social con post contro la mafia. Uno tra i più prolifici, in tal senso, è il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede. Ma sarebbe ora che si ponesse qualche domanda. Magari chiedendosi se quel reddito che molti, moltissimi mafiosi intascano, non sia un modo sciagurato di foraggiarli (inconsapevolmente).

Solo oggi, la Guardia di Finanza di Messina ha sequestrato delle somme indebitamente percepite da diverse persone non aventi diritto al beneficio del reddito di cittadinanza, in quanto condannate a titolo definitivo nell’ultimo decennio per reati di mafia. Se non lo hanno fatto direttamente, lo hanno fatto attraverso i loro familiar. I finanzieri, in collaborazione con l’Inps, hanno eseguito una serie di attività investigative, che hanno portato alla denuncia di 25 persone, smascherando così una frode di circa 330 mila euro. Si tratta di condannati per reati di mafia e loro familiari che avrebbero fraudolentemente omesso di dichiarare il proprio status nell’istanza per ottenere il beneficio.

Reddito di cittadinanza ai clan mafiosi

Le persone condannate per reati di tipo mafioso fanno parte, a vario titolo, dei clan di maggiore spicco di Messina e provincia, quali: Santapaola-Romeo, Sparacio, Spartà, Galli, Batanesi-Bontempo Scavo, De Luca, Mangialupi, Camaro, Tortoriciani, Ventura, Ferrante e Cintorino.
Tra le principali attività illecite, per le quali i soggetti coinvolti nell’indagine risultano essere condannati, spiccano le estorsioni, l’usura, il traffico di sostanze stupefacenti, il voto di scambio, il maltrattamento e l’organizzazione di competizioni non autorizzate di animali. All’esito delle analisi condotte, il gip del Tribunale di Messina, accogliendo la proposta della locale Procura, ha pertanto disposto il sequestro delle somme indebitamente percepite.

Oggi ne sono usciti altri 25. Tuttavia, come emerge da diverse operazioni della Gdf, il reddito di cittadinanza al Sud finisce spesso nelle casse dei clan di mafia, camorra e ‘ndrangheta. Possibile che i cosiddetti paladini dell’onestà ancora non lo abbiano capito?

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