L’affondo di Bassetti: «Hanno sbagliato anche a contare i morti. E non ammettono gli errori»

20 Nov 2020 9:36 - di Liliana Giobbi
Bassetti

Lancia un’altra bomba, Matteo Bassetti. La verità dev’essere detta. Ed è una verità che dovrebbe far riflettere. «Abbiamo sbagliato anche a contare i morti. Abbiamo contato in modo diverso rispetto al resto d’Europa». Sono le parole del professore a L’aria che tira. «Quando abbiamo cambiato la metodologia di conteggio dei decessi, stiamo drammaticamente decrescendo come letalità. Ma abbiamo un peccato originale legato a marzo e ad aprile. Chiunque infatti arrivasse in ospedale con un tampone positivo, anche se aveva un infarto veniva qualificato come morto per covid».

Bassetti: «Dopo 9 mesi non si ammette ancora l’errore»

Ma non solo, l’analisi continua ed è sempre dura. «Se a distanza di 9 mesi non sappiamo guardare indietro e ammettere un errore, continueremo ad essere considerati tra i peggiori d’Europa. Come medico», incalza Bassetti, «non mi piace, abbiamo una mortalità più alta di quella dell’India. È evidente che ci sia un problema soprattutto di conteggio».

La richiesta di medici stranieri

C’è un altro elemento da chiarire. Si discute dell’ipotesi di aprire all’arrivo dei medici stranieri. «Siete sicuri che i medici stranieri vogliano venire a lavorare in Italia dove li paghiamo un terzo di quanto li pagano in ogni altro Stato europeo? Il problema non è aprire, il problema è se vengono», continua l’infettivologo. «I medici italiani sono tra i migliori medici al mondo e chi può scappa all’estero. Li paghiamo meno e li facciamo lavorare di più».

Bassetti: i nostri medici se ne vanno dall’Italia

«In Italia», dice ancora Bassetti, «quando fai le cose giuste c’è comunque qualcuno che ti dice che è sbagliato. I medici se ne vanno dall’Italia e fanno bene. C’è un mercato in uscita e non in entrata», aggiunge il direttore della Clinica Malattie Infettive dell’ospedale San Martino. «Apiramo ai medici stranieri e magari qui verranno quelli di basso livello, da paesi dove non c’è una formazione adeguata».

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