Ricciardi allarmista prevede l’apocalisse: «A dicembre rischiamo 16mila casi al giorno»

15 Ott 2020 15:28 - di Redazione
Ricciardi

«Ci aspettano mesi difficilissimi». Lo afferma all’Adnkronos Salute Walter Ricciardi, consigliere del ministro della Salute per l’emergenza Covid-19. Nonché ordinario di Igiene generale e applicata alla Facoltà di Medicina e chirurgia dell’Università Cattolica di Roma. Ne parla dopo l’impennata di positivi registrata negli ultimi giorni in Italia. «Se non ci muoviamo, c’è il rischio a dicembre di arrivare a 16mila casi al giorno», aveva paventato l’esperto nei giorni scorsi. Una previsione che terrorizza.

Ricciardi: «Abbiamo sette armi per evitare il contagio»

«Abbiamo 7 armi per evitarlo – ribadisce Ricciardi – distanza, mascherine, igiene delle mani, App Immuni, vaccino antinfluenzale, rafforzamento di terapie subintensive e pronto soccorso, e infine più test e tracciamento con i dipartimenti di prevenzione». Sette armi in grado di contrastare la corsa del virus. «Usiamole», conclude.

L’invito a scaricare l’App Immuni

Nei giorni scorsi Ricciardi aveva esortato a scaricarel’App Immuni. «Bisogna scaricare Immuni, perché Immuni consente alle Asl di rintracciare i soggetti senza inseguirli con l’intervista e l’inchiesta epidemiologica manuale». «Se facciamo queste cose», aveva evidenziato l’esperto riferendosi all’App Immuni, ma anche al rispetto delle misure anti contagio e alla vaccinazione antinfluenzale, «possiamo evitare il lockdown». E poi ancora. «In questo momento il problema non saranno le terapie intensive perché le terapie intensive le abbiamo già raddoppiate da 5mila a 10mila. Il problema saranno gli altri reparti. Perché fortunatamente oggi noi siamo più bravi e intercettiamo prima i pazienti, per cui le terapie intensive se va tutto bene non le riempiremo».

«Mi preoccupano le terapie sub-intensive»

In un’altra intervista aveva poi aggiunto: «Mi preoccupano non tanto le terapie intensive di cui si parla, ma le sub-intensive dove ci sono pazienti infettivi che devono essere curati in un certo modo. E i posti si stanno già saturando adesso, figuriamoci quando arriverà l’influenza».

 

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