Restituisce i reperti rubati a Pompei: “Portano sfiga”. Sgarbi: solo a Napoli questo è possibile
Tornano indietro i reperti archeologici rubati a Pompei. Accompagnati da una lettera anonima dal Canada: ‘Portano sfiga, riprendeteveli’. Il pacco è giunto così a un’agenzia di viaggio di Pompei che, dopo un primo momento di stupore, li ha consegnati ai carabinieri del posto fisso del parco archeologico. Nel pacco c’erano due lettere, scritte in inglese e ovviamente anonime.
I reperti rubati 15 anni fa a Pompei
Era la confessione di una donna canadese che raccontava di aver rubato dei reperti durante una visita agli scavi. Accanto allo scritto, due tessere di mosaico, un pezzo di ceramica e due pezzi di anfora. Il furto dei reperti risale al 2005. Dopo quel furto, però, una serie di eventi negativi ha fatto cambiare idea alla donna che, pentita, ha rimandato in Italia le tessere del mosaico e gli altri pezzi. Con la speranza di allontanare la sfortuna. Nella lettera la donna parla di problemi economici e anche gravi problemi di salute, una “maledizione” quella che si sarebbe abbattuta su di lei negli ultimi 15 anni.
Il commento di Sgarbi
Vittorio Sgarbi ha commentato così con Adnkronos l’episodio: “E’ l’interpretazione napoletana della restituzione delle opere d’arte. Solo a Napoli la sfortuna è più forte del diritto”. “E’ un fatto bizzarro – sottolinea il critico – è più una cosa che va bene per l’aneddotica napoletana scaramantica. Di per sé è una storia assurda. Una cosa rubata va restituita al di la del fatto che ci sia qualcosa di anomalo. Il principio è sbagliato, però capisco la signora, perché se una cosa porta male è meglio lasciarla. Diciamo che basta la leggenda. Questi poveri reperti non hanno alcuna colpa. Però quando si afferma che portano sfortuna alla fine diventa una cosa a cui si crede. E’ l’interpretazione napoletana del diritto di Stato, quella per la quale la sfortuna va considerata un dato oggettivo e non casuale”.