Psicodramma Pd, Marcucci chiede il rimpasto. Il sospetto: «Vuole Draghi premier, come Renzi»

29 Ott 2020 17:39 - di Michele Pezza
Marcucci

Prima la sorpresa, poi lo sconcerto, infine il sospetto. È davvero un vortice di sensazioni quello che ha accolto, nel Pd, la sortita di un pezzo da novanta della nomenclatura interna come Andrea Marcucci. Il capogruppodem al Senato si era rivolto a Conte con toni ultimativi chiedendo nientemeno che la verifica di governo. E lo ha fatto nel bel mezzo dell’aula di Palazzo Madama in replica al premier che vi era andato per riferire delle misure anti-Covid. Per dire che più ufficiale di così non si potrebbe. E non è finita, perché Marcucci ha invitato a il premier a valutare «se i singoli ministri sono adeguati all’emergenza».

Marcucci ha chiesto la «verifica dei singoli ministri»

Tradotto dal politichese, significa “rimpasto“, termine che solo a pronunciarlo scarica dalla memoria collettiva il rito più trito della Prima Repubblica. La sorpresa si è trasformata in sconcerto. Infatti, appena il capogruppo ha mollato il microfono, uno dei suoi vice, il senatore Franco Mirabelli affidava alle agenzie un comunicato al vetriolo: «Parlare di rimpasti appare una cosa fuori dal mondo». Precisazione resa necessaria anche dall’affondo del centrodestra, per la serie: è la maggioranza a bocciare se stessa. «È allarmante», ha chiosato Salvini. E così, prima della frenata di Zingaretti, avevano ripreso quota i boatos sul Conte-ter e persino su un esecutivo a guida Mario Draghi. Ed è stato proprio il nome dell’ex-presidente del Bce a far tramutare lo sconcerto in sospetto.

Il capogruppo dem è stato un renziano di ferro

Più di un esponente del partito ha infatti ricordato come la “soluzione Draghi” sia sempre stata in cima ai pensieri di Renzi. E che Marcucci renziano lo è sempre stato. E di ferro. «Ancora oggi è tutt’altro che un ex», ha insinuato più d’una malalingua. Di certo, colpisce la tempistica della sua sortita, quasi un uno-due se sommata all’intervista dell’ex-premier a Repubblica. Ha provato a metterci una pezza  Roberta Pinotti. «Forse – ha azzardato l’ex-ministra – il presidente Marcucci intendeva dire che ognuno di noi, anche i ministri, devono dare il meglio in questa drammatica situazione». Ma è la prima a rendersi conto che la toppa è peggiore del buco.

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