Pamela, Oseghale senza ritegno: si gioca la carta del razzismo. “Non giudicatemi per il colore della pelle”

16 Ott 2020 17:36 - di Valeria Gelsi
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Il rapporto sessuale? Consensuale. La droga? Ha fatto tutta da sola. Il momento della morte? Lui non era presente. Sì, c’è stato il “piccolo dettaglio” della dissezione del corpo, ma solo perché era “scioccato e confuso”. Innocent Oseghale ha fornito la sua versione dei fatti nel corso dell’udienza in Corte d’Assise d’Appello per l’omicidio di Pamela Mastropietro. E sembra quasi che la vittima sia lui. Vittima delle circostanze, se non altro. E, va da sé, del razzismo. “Non giudicatemi per il colore della pelle”, è stata la conclusione del suo intervento, più volte annunciato e più volte rimandato, fino a questa udienza decisiva dopo la quale i giudici dovranno decidere se confermare l’ergastolo come chiesto dal Pg.

Oseghale: “Pamela mi ha chiesto di fare sesso”

“Mi dispiace per quanto accaduto a Pamela, ma non l’ho uccisa. Ho fatto cose bruttissime, è vero, ma i fatti così come ricostruiti dal giudice non sono reali”, ha sostenuto Oseghale, arrivato in aula senza mascherina. Nella sua ricostruzione dei fatti, lui e Pamela si sarebbero incontrati ai Giardini Diaz “perché lei voleva comprare della droga”. Lui non l’aveva e ha chiesto a un amico. Nell’attesa, “Pamela mi ha approcciato, mi ha chiesto se mi piacesse e abbiamo fatto sesso nel sottopassaggio di via Scodella. Ha poi iniziato ad agitarsi, a parlare in modo affannoso. Voleva la droga”. Dunque, niente violenza sessuale.

L’assurdo racconto del ménage da coppietta felice

Non solo. I due avrebbero trascorso momenti da coppietta affiatata. Dopo essersi concesso alla ragazza, infatti, Oseghale l’avrebbe portata a casa perché lo aveva chiesto lei: voleva fare una doccia. Nel tragitto, una breve sosta al supermercato e poi in farmacia, dove “è entrata da sola”. Idilliaca, poi, la situazione nell’appartamento. “Le ho mostrato la foto della mia famiglia, era felice, mi ha abbracciato e baciato. Abbiamo mangiato, mi ha chiesto un cucchiaio, gli chiesi se volesse bere qualcosa, ma ha rifiutato e ha iniziato a preparare la dose di eroina”.

Mentre Pamela si drogava, lui lavava i piatti

Con la droga, naturalmente, nel racconto di Oseghale, Pamela ha fatto tutto da sola. Lui era a rassettare. “Mi sono messo a lavare i piatti e mi ha chiesto di mettere della musica per rilassarsi. L’ho accompagnata nella stanza degli ospiti e le ho portato il computer, ma è stato in quel momento che ho sentito un rumore. Era caduta a terra, ma aveva gli occhi aperti, non parlava“. A quel punto, “l’ho sistemata sul letto e ho chiamato un amico, Antony, spiegandogli cos’era successo”.

“Quando Pamela è morta io non ero in casa”

Antony ha pensato che fosse il caso di dare a Pamela in overdose un bicchiere d’acqua e così ha fatto il premuroso Oseghale, che si è accorto anche che il respiro di “Pamela era affannoso”, però ha ritenuto lo stesso di uscire di casa lasciandola sola in quelle condizioni. “Sono uscito per raggiungere un amico che mi stava aspettando per la droga, sperando di ritrovarla in migliori condizioni al rientro. Purtroppo non è andata così. Quando sono tornato a casa lei era già fredda, aveva un colorito molto bianco e le usciva della sostanza dalla bocca”. Insomma, quando Pamela è morta Oseghale, secondo il suo racconto, non c’era e quando stava morendo l’ha soccorsa con un bicchiere d’acqua.

La sensibilità di Oseghale: “Ero scioccato”

A quel punto il dramma, il suo, di Oseghale. “Vedendola così ero scioccato e confuso. Ho richiamato il mio amico, mi ha detto di andare dove stava, gli ho spiegato la situazione e mi ha dato la colpa, dicendo che avrei dovuto chiamare la polizia o un’ambulanza. Gli ho risposto che Pamela era morta e che era un grande problema. Ero veramente molto confuso e dispiaciuto“. “Sono diventato agitato, pazzo”, ha spiegato Oseghale, chiarendo che allora è andato a comprare la valigia, ma siccome era troppo piccola ha pensato bene di fare scempio del corpo della povera Pamela. Il resto, il taxi, le valigie abbandonate sul ciglio della strada e tutto l’orrore che ne è emerso sono cronaca nota che non ha bisogno del racconto del pusher nigeriano. 

Oseghale si gioca la carta del razzismo

“Questa è la verità. So di aver fatto cose molto brutte, ma – ha sostenuto infine Oseghale – non ho ucciso Pamela. Abbiamo solo fatto sesso, come lei voleva. Ora vi chiedo di giudicarmi senza pregiudizi, fatemi pagare per i crimini che ho commesso non per i crimini che non ho commesso. E non giudicatemi per il colore della pelle“.

Il dolore della mamma di Pamela

“Ha avuto l’ultima occasione per dire la verità e non l’ha fatto”, è stato il commento di Alessandra Verni, mamma di Pamela. “Non credo a questa ricostruzione, ci deve ancora spiegare tante cose e oggi non lo ha fatto. Le scuse – ha concluso la donna – se le può tenere, non le accettiamo”.

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