Il virologo Palù va controcorrente: “Stop all’isteria. Il virus ha letalità bassa”

24 Ott 2020 13:34 - di Luisa Perri
Palù

Aumentano le voci di dissidenti all’interno della comunità scientifica. Un nuovo lockdown? Sarebbe un suicidio. Il Covid-19 ha bassa letalità e dobbiamo porre un freno a quesa isteria. A dirlo, in un’intervista al Corriere della Sera, il professore Giorgio Palù, ordinario di Microbiologia e Virologia dell’Università di Padova.

«Sono contrario come cittadino – dice il professor Palù – perché sarebbe un suicidio per la nostra economia; come scienziato perché penalizzerebbe l’educazione dei giovani, che sono il nostro futuro, e come medico perché vorrebbe dire che malati, affetti da altre patologie, specialmente tumori, non avrebbero accesso alle cure. Tutto questo a fronte di una malattia, la Covid-19, che, tutto sommato ha una bassa letalità. Cioè non è così mortale. Dobbiamo porre un freno a questa isteria».

Età media dei 36mila morti, 80 anni

Il docente parla di letalità bassa, ma i dati dell’Istituto superiore di Sanità dicono anche altro. E cioè che l’età media dei pazienti deceduti e positivi a SARS-CoV-2 è 80 anni. Al 4 ottobre 2020 dei 36.008 morti di Covid, solo 406 avevano meno di 50 anni. Pari all’1,1%. Di questi 404 pazienti morti sotto i 50 anni, solo 14 non avevano patologie pregresse. 

Palù ricorda che solo il 4 per cento dei positivi ha sintomi severi o critici

I numeri dei «casi» sono in aumento, osserva l’intervistatrice, che chiede al docente padovano: “Come interpretarli correttamente?” «Ecco, parliamo di “casi”, intendendo le persone positive al tampone. Fra questi – dice Palù – il 95 per cento non ha sintomi e quindi non si può definire malato, punto primo. Punto secondo: è certo che queste persone sono state “contagiate”, cioè sono venuti a contatto con il virus, ma non è detto che siano “contagiose”, cioè che possano trasmettere il virus ad altri. Potrebbero farlo se avessero una carica virale alta, ma al momento, con i test a disposizione, non è possibile stabilirlo in tempi utili per evitare i contagi».

Il numero del 95 per cento di “asintomatici”, con cui il Corriere ha titolato l’intervista, ha sollevato l’immediata indignazione dei talebani del “Restate a casa o moriremo tutti”. Il sito Open di Enrico Mentana, citando i dati dell’Iss, “corregge” il professor Palù. Gli asintomatici assoluti, in effetti, sono solo il 55%. Poi c’è un 17 per cento di paucisintomatici (con pochi sintomi, raffreddore, tosse, congiuntivite ecc.). Quindi c’è il 24 per cento con lievi sintomi (hanno la febbre e i sintomi classici di una influenza stagionale). E alla fine solo il 4 per cento di positivi definiti “severi critici”. Insomma, se il professor Palù ha sbagliato, lo ha fatto per difetto. Anziché dire “ci sono il 96 per cento di positivi al Covid che non hanno conseguenze importanti”, ha detto il 95 per cento. Ma, purtroppo, è chiaro che ormai la battaglia sta diventando ideologica prima ancora che scientifica.

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