Il governo prepara l’aumento per i direttori dei penitenziari. E all’Ucciardone sequestrati droga e telefonini

27 Ott 2020 18:48 - di Carlo Marini
penitenziari

«Ci arriva notizia che si cercherebbe di far passare anche una norma per inquadrare i direttori degli istituti penitenziari in una qualifica superiore con contestuale aumento di stipendio. Non voglio fare di tutt’erbe un fascio e certamente ci sono direttori capaci e altri meno, tuttavia non possiamo neppure nascondere i tanti episodi di inadeguatezza mostrati da molti di questi “burocrati’ nella gestione della sicurezza degli Istituti, per esempio durante le recenti rivolte”. Lo denuncia in una nota il parlamentare della Lega Jacopo Morrone.

La denuncia del deputato leghista

«Sono ben altre le priorità nell’amministrazione dei penitenziari – dice Morrone –  che non avanzamenti automatici di carriera e di emolumento per i direttori». Il parallelo è con l’aumento di stipendio al presidente dell’Inps, Tridico. «Superstipendi a dirigenti pubblici la cui attività non corrisponde alle aspettative e, anzi, hanno dato prova di inadeguatezza in momenti critici? Anche no. Riteniamo che l’Italia debba allinearsi a un sistema che premi e valorizzi capacità reali e provate, svincolate da prebende, favoritismi, appartenenze politiche. In questo periodo di emergenza sanitaria ed economica, che ha messo in ginocchio milioni di italiani, abbiamo visto manager pubblici premiati nonostante performance discutibili e risultati non raggiunti».

Il caso del carcere dell’Ucciardone

La notizia sui direttori dei penitenziari premiati con super stipendi arriva nel giorno in cui esplode il caso del carcere dell’Ucciardone.  La polizia ha infatti arrestato cinque persone, tra cui un agente di polizia penitenziaria già sospeso dal servizio. Sono accusate di corruzione e commercio di sostanze stupefacenti. Fra gli arrestati anche due detenuti. Secondo quanto emerso dalle indagini, l’agente in servizio presso l’istituto palermitano avrebbe accettato somme di denaro per introdurre uno smartphone e due miniphone all’interno del carcere. I tre cellulari erano destinati a un detenuto condannato dalla Corte di Appello di Palermo per l’omicidio di Andrea Cusimano nell’agosto del 2017.

Penitenziari: droga, sim e cellulari avevano un tariffario

L’agente “infedele” avrebbe ricevuto la somma di 500 euro. La consegna dei telefonini è stata però fermata dall’intervento della polizia penitenziaria. Intercettazioni telefoniche e ambientali hanno anche permesso di acquisire prove sulla vendita di droga all’interno del carcere. Uno degli arrestati avrebbe trattato telefonicamente con un detenuto nel carcere di Augusta una vendita di droga. I destinatari erano complici in libertà e la partita di drgoa era di circa 5 chilogrammi. Stupefacenti e telefonini venivano lanciati all’interno del carcere da alcuni complici dalle strade circostanti.  Le attività di intercettazione hanno anche svelato l’esistenza di un vero e proprio tariffario. In particolare riguardava il commercio di miniphone e di sim-card. Sia per l’introduzione tra le mura del carcere sia per la loro successiva rivendita ad altri detenuti. Uno dei detenuti indagati avrebbe promesso all’agente infedele la somma di 1.500 euro per l’introduzione di telefonini in carcere; l’altro avrebbe offerto ad un altro agente una somma di denaro per lo stesso scopo. La notizia da Palermo riporta quindi la situazione in un contesto di vera emergenza. Non è proprio questo il momento per pensare a super stipendi per i direttori dei penitenziari.

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