Il furbetto Gad Lerner per attaccare Salvini finge di elogiare la Meloni: “Brava, ma è come Mussolini”
Alla vigilia del processo di Catania contro Matteo Salvini per il presunto “sequestro” della nave Gregoretti, Gad Lerner scende in campo con la sua penna velenosa, ma ormai prevedibile, per provare a dare il suo contributo a chi cerca di demolire l’immagine e la posizione politica del leader della Lega. E in che modo? Lodando, con argomenti scivolosi e maliziosi, la sua rivale per la leadership del centrodestra. A suon di “nonostante sia…”.
Il solito giochino del “divide et impera” che qualcuno, a sinistra, pensa di poter utilizzare per mettere l’uno contro l’altro gli alleati del centrodestra. Secondo Gad Lerner, oggi sul “Fatto Contiano“ con una bella paginata, ovviamente la Meloni sbaglia a solidarizzare con Salvini…
Gad Lerner e la rivalità tra Salvini e la Meloni
“L’omaggio che Giorgia Meloni, volando a Catania, si appresta a rendere all’alleato Matteo Salvini, prefigura un ribaltamento in corso: se non commetterà errori nei prossimi due anni, sarà lei la candidata della destra al governo del Paese. Certo, nel giorno del processo, nell’indicare Giorgia Meloni come la più credibile candidata alla guida di un eventuale futuro governo di destra non c’è solo la sua recente elezione a presidente del partito dei conservatori europei. A favorirla contribuiscono la sua figura moderna, il suo essere donna, la coerenza con cui nel 2018 evitò di allearsi con il M5S e, non ultimo, il profilo che solo lo snobismo di certi commentatori li ha portati a definirla coatta…”. scrive Lerner. E fin qui, sembrano complimenti sinceri. Ma poi scattano i retaggi fascisti…
“La seguono i movimenti fascisti europei…”
Gad Lerner prosegue con delineare il profilo politico della Meloni, e parte con i presunti complimenti, da “formidabile comiziante” a “erede legittima della tradizione populista illiberale del Novecento italiano”, ed ancora, “battistrada di tutti i futuri movimenti fascisti e nazionalisti europei”.
Poi il giornalista affonda il colpo, rispetto alla dimensione politica della Meloni, tirando in ballo – come già in passato – l’immancabile fascismo: “Non va sottovalutata la forza derivante da quest ’ultimo requisito, per quanto la diretta interessata abbia convenienza a dissimulare il retroterra post-fascista trincerandosi dietro alla sua giovane età. Se Fratelli d’Italia può contare su una presenza ramificata sul territorio e attrarre nuove adesioni di transfughi da altri partiti della destra, pur non disponendo di sindaci di città importanti e di soli due presidenti di regione (Sicilia e Marche), è grazie alla tradizione cui, implicitamente, si richiama”.
“Per intenderci, alle spalle della leadership di Meloni, nell’apparato, conta ben di più il neofascismo di Ignazio La Russa che non la presentabilità sociale del suo abile suggeritore Guido Crosetto. E se lei può avvalersi di entrambi, presentarsi fascista con i fascisti e afascista con gli afascisti, è perché nel dna di questa destra italiana aderente ai malumori popolari vi è una rivendicata, addirittura teorizzata disinvoltura…”.
La nuova leader della destra e il paragone con Mussolini
E a questo punto, nella lunga articolessa, scatta la citazione di Mussolini. “Verrebbe qui da citare il Mussolini del 1921: “Noi ci permettiamo il lusso di essere aristocratici e democratici: conservatori e progressisti; reazionari e rivoluzionari; legalitari e illegalitari a seconda delle circostanze”. Più modestamente oggi Giorgia Meloni, nel suo discorso di insediamento alla testa dell’Ecr Party (alla parola “conservatori”
hanno aggiunto “riformisti”, non costa nulla e non guasta) può rivendicare il sovranismo abbinandolo al progetto di un’Europa confederale, sorvolando sulla loro incompatibilità. E infilarci astutamente, in nome “della nostra storia e della nostra cultura”, la condanna “di un antirazzismo strumentale”.
E da lì altri giudizi poco carini, sulla Meloni, che a differenza di Gianfranco Fini non vuole parare sull’abiura del fascismo… nell’ottica di “una nuova destra che somiglia a quella vecchia”. E meno male che Lerner aveva iniziato elogiando la Meloni, come politica emergente, abile, donna moderna a avveduta…