Caos Procure, la verità secondo le “Iene”: ecco le versioni a confronto di Ermini (Csm) e Palamara

22 Ott 2020 17:34 - di Francesca De Ambra
Iene

Il vicepresidente del Csm (in quota Pd) David Ermini vs Luca Palamara, ex-pm, fresco di radiazione dall’ordine giudiziario. Tra i due, un tempo molto amici, un derby a base di interviste incrociate che andrà in onda questa sera in prima serata su Italia1. Ad organizzarlo, nell’assordante silenzio delle schiene diritte che affollano le redazioni dei nostri giornaloni, le Iene Antonino Monteleone e Marco Occhipinti. Si comincia con Ermini, che in quel ruolo ci sta fin troppo largo, e si vede. Si capisce che vuol rimuovere l’amicizia con Palamara. Di esserne stato anzi sponsorizzato per l’alto incarico a seguito di una tresca politico-giudiziaria triangolata dallo stesso ex-pm in combutta con due deputati dem: Luca Lotti e Cosimo Ferri.

Le Iene irrompono sullo scandalo delle nomine

«Godo», fu il commento (intercettato) di Palamara alla notizia dell’avvenuta elezione. A poco serve, quindi, che Ermini abbia raccomandato ai due intervistatori di «leggere bene le intercettazioni» e di «non paragonare la mia elezione a vicepresidente del Csm con il concorso per procuratore di Roma». La difesa è debole. Almeno per le Iene. Insinuano, infatti, che a far diminuire le telefonate tra i due o ad inasprirne i toni, abbia contribuito la soffiata sull’indagine in corso a Perugia. Un’indagine che vedeva (e vede) Palamara indagato per corruzione. Quanto al resto, è vero che l’elezione del vice di Mattarella al Csm è frutto di un accordo politico. Ma è altrettanto vero che in tale categoria non possono rientrare i magheggi organizzati dal suddetto trio. Sostiene, infatti, Ermini: «Che questi in qualche modo abbiano organizzato la mia elezione, è nelle cose. Che parlassero del procuratore di Roma, no».

L’ex-pm: «Chi ha detto al vice del Csm che ero indagato?»

Ma le Iene le carte le hanno studiato bene. E al sempre più smarrito vicepresidente fanno vedere un messaggino inviatogli il 21 maggio 2019 da Lotti. C’è scritto così: «David, io non sono un senatore che ti scrive messaggi del cazzo. Senza di me non eri lì». Dal canto suo, Palamara si presenta per quel che è: un organizzatore di carriere e facilitatore di nomine, entrambe basate su intrecci politico-amicali. Nessuna per merito. Neanche si affanna a negarlo. Con Ermini – ricorda – si vedevano spesso. E non sempre da soli. Una volta anche con Cafiero De Raho quando questi dirigeva le procure Antimafia di tutta Italia. O con Fuzio, ex-pg della Cassazione. Alle Iene l’ex-pm contesta le parole di Ermini, secondo cui i tre parlavano male di lui nelle chat intercettate «perché io non rispondevo ai loro desiderata». E replica: «Trovatemi una sola chat in cui parlo male di lui». Quanto alla tesi della soffiata, Palamara ci crede. È convinto che qualcuno abbia messo in guardia Ermini rivelandogli l’esistenza dell’indagine di Perugia. «Bisogna trovare quest’uccellino», dice. E, infine, sulla rottura dei rapporti sbandierata da Ermini, conclude: «Non c’è stata mai nessuna interruzione».

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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