Coronavirus, Bassetti: «Basta panico, finitela con i bollettini di guerra diffusi ogni sera»
«Con mascherine e distanziamento si può tornare alla normalità. Questo è il messaggio che deve venire dalla medicina oggi. torniamo a vivere con delle precauzioni. Non possiamo continuare a dare ogni sera il bollettino di guerra, questo è profondamente sbagliato. Il popolo non è abituato a questi numeri, noi non comunichiamo il numero delle persone colpite da infarto». Lo dice Matteo Bassetti, direttore della Clinica malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova in collegamento con la trasmissione In Onda su La7.
Bassetti: torniamo a vivere senza allarmismo
«È giusto mettere in guardia la popolazione durante la fase emergenziale, ma ora non c’è più. Torniamo a vivere facendo meno allarmismo, perché colpisce le aziende e l’economia», aggiunge Bassetti. In Italia «siamo arrivati a una potenza di fuoco di circa 100mila tamponi al giorno e ci manteniamo su livelli molto significativi».
La percentuale sui tamponi fatti
«Bisogna sempre guardare la percentuale sui tamponi fatti», evidenzia Bassetti. «Buona parte dei contagi che oggi contiamo provengono da viaggi all’estero. Poi – prosegue- c’è quel numero degli oltre 100 pazienti in terapia intensiva che deve essere tenuto in considerazione. Ma non deve al momento terrorizzarci. Noi oggi siamo più bravi e il messaggio è che la gente muore di meno. I morti sono sempre tanti, ma è evidente che oggi è una malattia in qualche modo diversa anche perché siamo diversi noi, sia nel fare i tamponi che nel curare le persone».
La posizione di Graziano Onder (Iss)
«Un fenomeno atteso. Siamo tornati dal punto di vista dei numeri all’epoca pre Covid». Lo afferma il capo dipartimento malattie cardiovascolari e dell’invecchiamento dell’Istituto Superiore di Sanità, Graziano Onder. Commenta sul Corriere della Sera il rapporto del ministero della Salute secondo cui nelle città del Nord Italia la mortalità complessiva è in netta diminuzione, passando da un +11% di maggio a -4% di luglio. «Tra marzo e aprile – spiega Onder – nei grandi centri urbani si sono avute punte di mortalità altissime, a Bergamo il 500% in più. Ora è normale che i numeri si vadano riequilibrando e non sorprende la tendenza alla diminuzione. Il coronavirus ha compiuto quella che con una brutta parola possiamo descrivere come selezione. Ha fatto andar via prima del tempo persone in avanti con gli anni o colpite da altre malattie che si sarebbero spente per cause naturali nel periodo successivo. Dopo la tempesta scatenata dal Sars-CoV-2 assistiamo adesso al riassestamento».