Cancro al seno ad alto rischio, la svolta: c’è un farmaco che riduce del 25% il pericolo di ricaduta

21 Set 2020 9:13 - di Gianluca Corrente
cancro al seno

Una buona notizia per chi lotta contro il cancro al seno. Anzi, una svolta che dà forti speranze. Si chiama abermaciclib ed è la molecola prodotta da Eli Lilly, Riduce del 25,3% il rischio di recidiva rispetto alla sola terapia endocrina adiuvante standard (Et). I dati sono stati presentati al Presidential Symposium del Congresso virtuale 2020 della European Society for Medical Oncology (Esmo). E contemporaneamente pubblicati sul Journal of Clinical Oncology.

Cancro al seno, la definizione dell’alto rischio

Lo studio ha randomizzato 5.637 pazienti con carcinoma mammario in fase iniziale Hr+/Her2- ad alto rischio in più di 600 centri di 38 Paesi. L’alto rischio è stato definito dalla diffusione ai linfonodi, da un tumore di grandi dimensioni o da un’elevata proliferazione cellulare. I pazienti sono stati trattati per 2 anni o fino a soddisfare i criteri per l’interruzione. Dopo il periodo di trattamento, tutti i pazienti continueranno l’Et per 5-10 anni, come clinicamente indicato.

Una novità decisiva

I dati costituiscono una novità decisiva per le persone con cancro al seno in fase iniziale Hr+/Her2- ad alto rischio. Persone pari a circa il 20-30% dei 53.500 casi di tumore al seno che si registrano ogni anno in Italia. «Potenzialmente si tratta di uno dei più importanti progressi nel trattamento di questa popolazione di pazienti negli ultimi 2 decenni», afferma Valentina Guarneri, professore associato di Oncologia medica presso l’università di Padova-Istituto oncologico veneto (Iov).

Pazienti con rischio di recidiva elevato

«In questi pazienti con un rischio di recidiva elevato», sottolinea l’esperta, «abemaciclib, aggiunto alla terapia endocrina adiuvante, ha migliorato significativamente la sopravvivenza libera da ripresa di malattia. L’effetto è infatti molto evidente non solo sulle recidive locali, ma soprattutto su quelle a distanza. Che sono poi responsabili di malattia metastatica: evitarle implica perciò non soltanto allungare la sopravvivenza, ma soprattutto aumentare la probabilità di guarigione».

Cancro al seno, l’analisi pre-pianificata

Sono i risultati di un’analisi ad interim pre-pianificata, spiega una nota. Sotto osservazione 323 eventi Idfs, di cui 136 nel gruppo trattato con abemaciclib e 187 fra i controlli. L’aggiunta di abemaciclib alla terapia endocrina ha comportato anche una riduzione clinicamente significativa del 28,3% del rischio di ricadute di malattia a distanza (Drfs). Ovvero, dello sviluppo di malattia metastatica. Il follow-up mediano è stato di circa 15,5 mesi in entrambi i gruppi e la durata mediana del trattamento con abemaciclib di 14 mesi. Al momento dell’analisi, circa il 70% dei pazienti in ciascun gruppo era ancora nel periodo di trattamento previsto di 2 anni.

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