Referendum, costano più gli intrallazzi a 5Stelle che i parlamentari che Di Maio vuole tagliare
«Dopo che per anni ci siamo detti che bisognava combattere gli sprechi, adesso arriva il referendum. Il 20 e il 21 se si vota “si” passiamo da 945 parlamentari a 600». Parola di Luigi Di Maio. Si è talmente inviaglicchita la politica italiana da consentire a questo bellimbusto di impancarsi a moralizzatore dei pubblici costumi. Parliamo di un politico che, l’una dopo l’altra, si è rimangiata tutte le roboanti promesse dispensate in campagna elettorale: Tap, Tav, Muos, Ilva, Pedemontana e opere minori. Senza tralasciare il «mai con quelli di Bibbiano», trasformato in un amen nella richiesta di un tavolo nazionale per allearsi con il Pd praticamente ovunque. A cominciare, ovviamente dalla natìa Pomigliano d’Arco. Una cittadina più fortunata di quelle che si vedono piovere addosso i milioni della lettera di Capodanno.
Tanti i concittadini di Di Maio negli enti
Il solerte Giggino, infatti, l’ha esonerata dall’incombenza della lotta agli sprechi per farne il luogo eletto di consulenti, staffisti e portaborse. «E io pago!», avrebbe chiosato il conterraneo Totò. E non a torto, visto che gravano tutti sul contribuente. Ma lo sparpagliamento di concittadini in enti, commissioni e ministeri è poco più di una quisquilia a fronte della lotta agli sprechi ingaggiata da Di Maio nella veste di ministro del Lavoro. Ancora ne intravediamo la sagoma mentre sul balcone di Palazzo Chigi annunciava festante «l’abolizione della povertà». Era nato il Reddito di cittadinanza. Tre parole, mille promesse: le ore di lavoro gratis presso il Comune di residenza, il divieto di rifiutare tre proposte consecutive la formazione, i Navigator. Non era vero niente, tranne l’assegno mensile, per altro calcolato più basso di quanto annunciato.
Solo Parisi (Anpal) è costato, in un anno, 160mila euro
In compenso, a fare tombola è il professor Domenico Parisi, nominato nel febbraio 2019 presidente dell’Anpal, il carrozzone pubblico travestito da Agenzia per le politiche attive del lavoro. Stando agli atti parlamentari e a quanto riportato da alcuni giornali come Repubblica, il nostro bilancio gioverebbe più dal “taglio” del solo Parisi che dei 345 seggi messi in palio dal referendum. Solo in un anno, infatti, il docente della Mississippi State University ha presentato note spese per 160mila euro a titolo di rimborsi per viaggi intercontinentali e auto di servizio. Sul punto incombeva minacciosa anche una dettagliata interrogazione parlamentare del Pd, ora caduta nel dimenticatoio. Così, tra oppositori distratti e alleati omertosi, anche uno come Di Maio può permettersi di atteggiarsi a statista e, per di più, moralizzatore. A conferma di quanto sia vero che con il sole al tramonto anche i nani hanno l’ombra lunga.