L’immunologo Le Foche: l’emergenza non c’è più. E la seconda ondata è improbabile

2 Ago 2020 9:42 - di Riccardo Angelini
Covid

L’immunologo Francesco La Foche da sempre predica una convivenza responsabile con il coronavirus, senza inutili allarmismi. Ora lo ha intervistato Giancarlo Dotto per Dagospia e il professore ripete ancora una volta che la carica del virus è diminuita e che l’emergenza è finita.

“Non entro nelle dinamiche politiche – dice La Foche –  ma non parlerei più di emergenza. Quanto di un modo diverso di affrontare la situazione. Oltre all’angoscia superflua e ai danni economici ben noti, il concetto di “emergenza” potrebbe causare squilibri organizzativi nella gestione. Un tema di grande attualità”. E critiche la tendenza a un eccessivo proibizionismo: “Inutile dire ai giovani non fate questo o quest’altro. Il proibizionismo non risolve, esaspera anzi la tentazione malsana. È mancata una spiegazione comprensibile, chiara ed empatica nei confronti dei giovani e delle persone più semplici. Una comunicazione che arrivi al cuore e che, ancora prima d’informare, dica: “io sono con voi, sono dalla vostra parte””.

Quindi spiega che il virus è sempre lo stesso, a tutte le latitudini. “Il virus ha solo una marcia. La differenza sta nella strategia di come è stato trattato. Torniamo alla priorità dei valori. Il metodo Trump e Bolsonaro non ha pagato. Senza uno stop significativo, questo virus si riattiva rapido passando di genoma in genoma. La mascherina è già di per sé un blocco importante”. Le Foche fa anche il punto sulle terapie: “C’è questa terapia estremamente innovativa e molto promettente – dice – basata sugli anticorpi monoclonali. Funziona, è assolutamente innocua e non dà tossicità. Si applica nella fase acuta della malattia e uccide il virus nel giro di poche ore. Speriamo ragionevolmente di averla pronta per fine anno”.

Infine, assicura che una seconda ondata è improbabile. “Improbabile. Abbiamo fatto una diagnosi corretta del virus, dopo le prime due settimane di incertezza. Sappiamo come e dove intervenire. Sappiamo, l’abbiamo già detto a marzo, che si tratta di rafforzare la medicina del territorio per evitare che si abbatta un’onda lunga in un contesto attualmente tranquillo”.

 

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