Coronavirus, per il contagio serve la medicina, non la clausura: perché è un tragico errore

21 Ago 2020 17:46 - di Antonio Saccà
Coronavirus

Questa determinazione, di aprire e chiudere, economicamente e psicologicamente giunge ai limiti della sopportabilità, niente è alterativo più dell’aspettativa di un bene ottenuto e poi negato. Già era stata anomala la decisione di ripristinare le distanze sui treni a biglietti acquistati, ora si tratta delle danze anch’esse revocate. Il “ballo” è una delle passioni costitutive dell’uomo, giovani ed anziani, sorge dal bisogno di motilità, dalla percezione interna che segue un andamento, un ritmo musicale a cui si associa, è una disposizione primigenia, antichissima, danze rituali, sacre che poi nella società moderna sfociano nel ballo, rituale più di quanto sembri. Dal moto fisico, manifestazione di vigore, di gioia di vivere, oltre che di intimità della coppia o festa del gruppo, vi sono tante ragioni per il ballo e nessuna ragione contro il ballo. Ma estendiamo le considerazioni: la scuola.

E’ ormai certo che riaprirà come lo spioncino delle porte: riaprirà per chiudere, o pronta a chiudere. Insomma ci avviamo verso un periodo di chiusura o di semichiusura o di pronti a chiudere. Si dice: purtroppo è necessario chiudere o considerare la chiusura delle aperture, occorre valutare le variazioni , se i contagi crescono, bisogna intervenire per evitare la “seconda ondata”! Chi fa queste valutazioni o mente o è incompetente o vuole rovinare la società,non soltanto la nostra. Perché? Semplice: è del tutto mutato l’insieme delle condizioni in cui si situa la malattia. La prima reazione fu nascondersi, una reazione spontanea di fronte ad un male sconosciuto. Questo atteggiamento procurò altri danni (mettere insieme sani e contagiati, rovinare l’economia) ma è il passato, quando non diagnosticammo la malattia, la curammo in modo erroneo, uccidendo più che salvando ( ci concentrammo sulla polmonite interstiziale e non sulla trombosi). Sia, dagli errori si apprende anche se tragicamente.

Negazionismo? No, realismo

Ma ormai sappiamo che è la malattia, ne sappiamo i percorsi, abbiamo tamponi rapidi , abbiamo farmaci (plasma),è notissimo, dovrebbe esserlo, che il contagio, la positività non costituiscono la via della morte, addirittura sappiamo, dovremmo saperlo, che i decessi per il Virus sono tra gli ultimi se non gli ultimi comparati ad altri mali, tumori, malattie cardiovascolari, a non dire la fame, sulla popolazione mondiale il Virus si specifica per lo 0,0101 di mortalità (fonte OMS), dicevo, tra le minori cause di morte. Allora da che viene il panico? Dall’essere contagioso, ciò che è contagioso atterrisce (si vedano gli studi sulla Magia) e perché si confonde contagio con mortalità, ciò che è assurdo, e soprattutto perché i mezzi di comunicazione espongono all’opinione pubblica tale malattia: lo facessero per le punture di zanzara avverrebbe lo stesso: il mezzo mediatico rende estremo ciò che manifesta, secondo l’opinione del maggiore studioso della comunicazione, Mac Luhan, che il mezzo stabilisce l’importanza del messaggio,una notizia con un mezzo potente rende potente la notizia. Questo non è negazionismo è realismo cognitivo. Fatti.

Arriveremo alla de-socializzazione

E’ così, il contagio non è mortale, il Virus è tra i minori contribuiti alla mortalità. Fatti, statistiche, basta informarsi. Che significa, che se ne trae? Che dovremmo curare non chiudere, chiudere è rovinoso psicologicamente non soltanto economicamente. In casi estremi, chiudere. Gli effetti delle chiusure annientano la fiducia, danno l’impressione che non abbiamo altre risorse, altri rimedi. Il che è falso, tanto è vero che i contagi non si trasformano in decessi! Che c’è di più evidente? Rispetto ai contagi i decessi sono minimi, ed i decessi sono minimi rispetto alle altre malattie. In India, in Brasile, segnalati come infestatissimi, la mortalità rispetto alla popolazione è sulla media dei paesi che sembrano aver suoerato bene la malattia, come l’Italia! Addirittura l’Italia scavalca per mortalità i famigerati Stati Uniti, noi stiamo al 58 su centomila, gli Stati Uniti al 48 su centomila. Esiste una deliberata alterazione della informazione per suscitare panico, sottomissione a governi che si dichiarano tutori della salute? O, peggio, a forze che intendono rovinare dei paesi per scopi da comprendere: acquistare a prezzo di svendita, minare una moneta, alleanze, fare di taluni paesi terra di malavita?, indebolire paesi nemici? Di certo, in Italia, questa chiusura con il fucile puntato sta alterando la struttura economica: vendita onlile, Smart

Working si propagano nel commercio, negli uffici, nelle scuole; si spiegherebbero tante chiusure imprenditoriali, non più il luogo di lavoro ma il lavoro in casa. Si chiude per trasferire il lavoro a casa, saremmo al “casa è lavoro”, alla desocializzazione dell’uomo sociale, alla fine del lavoro come massima modalità di socializzazione? Si darebbe risposta a  tante “chiusure”, ma sarebbe un’avventura che modificherebbe l’uomo. Un campo da esplorare. In ogni caso, per il contagio serve la medicina non la clausura!

 

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