Berlusconi: «Dal governo solo mance elettorali. Meloni? Pragmatica e non prigioniera del passato»

20 Ago 2020 15:10 - di Giorgia Castelli
Berlusconi

«Che governo per l’Italia ho in mente? Di centrodestra, naturalmente. Un centrodestra che per vincere, per governare, per essere credibile nel mondo deve avere un profilo liberale, cristiano, garantista, europeista. Quello che solo Forza Italia, rappresentante italiano del Ppe, può rappresentare nella politica del mio Paese. Per questo il nostro ruolo è essenziale, non solo per una questione numerica». Il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi in una lunga intervista al settimanale francese L’Express parla di futuro, di alleanze e di come è stata gestita l’epidemia dal governo italiano. «Giorgia Meloni? La stimo e la rispetto. Ha molta energia e determinazione. Viene da una cultura diversa dalla nostra, da una storia che non è la nostra, ma ha abbastanza pragmatismo e sensibilità politica da non essere prigioniera del passato. E poi è molto cresciuta da quando era un giovanissimo ministro del mio governo».

Berlusconi: «Il governo ha agito con ritardo»

Berlusconi  poi esprime tutta la sua preoccupazione l’Italia. «Come partito politico dall’inizio della pandemia abbiamo fatto quello che farebbe in ogni paese un’opposizione responsabile: mettere da parte i temi di polemica politica e rendersi disponibile a lavorare con il governo per far fronte all’emergenza. Questo, naturalmente, rimanendo opposizione con assoluta chiarezza. Il governo non ha ritenuto di cogliere questo atteggiamento responsabile dell’opposizione, se non con qualche frase di circostanza e qualche consultazione formale. Per fronteggiare la crisi ha agito con grande ritardo, adottando misure stataliste e dirigiste. Distribuendo mance elettorali piuttosto che una vera strategia per il rilancio. Le difficoltà con l’Europa sono anche conseguenza di questo, probabilmente».

Berlusconi sul populismo

Poi risponde a una domanda sul significato della parola populismo. «Cos’è davvero il populismo? Io non potrò mai dare un valore negativo ad un concetto che esalta il ruolo del popolo. La sovranità popolare è alla base della democrazia. In effetti io sono sceso in campo nel 1994 proprio per riportare al popolo quella sovranità che il sistema dei partiti della prima repubblica aveva finito con l’espropriare. Questa, al di là della manovra politica-giudiziaria che viene chiamata “mani pulite”, fu la vera causa del crollo della Prima Repubblica. Io ho riportato la politica alla gente, a cominciare dal linguaggio. Ho sempre combattuto quello che all’epoca battezzai “teatrino della politica”: i politici che parlavano solo a sé stessi e ai loro colleghi”».

Il Cav: «Ho sempre vinto con la chiarezza»

E poi ancora: «Io ho vinto usando il linguaggio della chiarezza e dell’onestà: ma non ho mai usato questi strumenti per creare tensioni sociali, per coltivare la rabbia giustizialista, per suscitare invidia o voglia di rivalsa come fanno per esempio i Cinquestelle. Ho sempre proposto un messaggio costruttivo, sereno, positivo, responsabile. Questa è la grande differenza fra me e coloro che vengono definiti populisti».

«La voglia d’Europa è molto calata tra gli italiani»

E poi ammette: «È vero, la voglia d’Europa è molto calata, fra gli italiani. Questo è comprensibile: dal sogno di un’Europa solidale, fondata su valori condivisi, capace di essere un soggetto protagonista del mondo si è arrivati all’odierna Europa dei burocrati. Ad un nuovo statalismo europeo. Chi non sarebbe deluso? Eppure io invito a fare un esperimento mentale: proviamo ad immaginare in che condizione sarebbe l’Italia se non vi fosse l’Europa, a quali prezzi verrebbero piazzati i titoli del debito pubblico italiano se non li garantisse la Bce, quali strumenti di finanziamento avrebbero le nostre imprese senza il Recovery Fund. Proviamo ad immaginare un’Italia abbandonata a sé stessa di fronte alla sfida cinese, alla pressione migratoria – sulla quale l’Europa deve peraltro fare molto di più – alla recessione. Uno scenario da bancarotta che nessuna persona responsabile può augurarsi».

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