La rivolta dei 120mila commercialisti: “Se il governo non ci ascolta, non invieremo i dati fiscali”

21 Lug 2020 18:31 - di Redazione
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Commercialisti sul piede di guerra contro il governo. Sono esasperati, delusi. E pronti a fare sul serio. “Se non ci sarà la proroga delle scadenze fiscali al 30 settembre siamo pronti ad assumere azioni forti. Tipo quella di non inviare i dati fiscali. In mancanza di comunicazioni da parte del governo il 16 settembre i dichiarativi non si inviano”. Lo annunciano le associazioni sindacali dei commercialisti (Adc – Aidc- Anc- Andoc – Fiddoc- Sic- Unagraco – Ungdcec – Unico), nel corso di una conferenza stampa. La richiesta di proroga, spiegano le associazioni, ”non è un capriccio dei commercialisti o delle imprese. Ma una necessità di lavoratori che sono sfiniti da un’infinità di adempimenti”.

Commercialisti in rivolta contro il muro del governo

Dal 16 al 30 luglio sono circa 260, ricordano i professionisti. “Il paese sta attraversando un momento in cui l’economia del paese è allo stremo.  Il rinvio al 30 settembre che avevamo chiesto ci sembrava un atto dovuto”. E ricordano il carico di lavoro a cui sono stati sottoposti gli studi in questo periodo. Sommersi dai  tanti adempimenti previsti dai decreti legge covid. Come cig, bonus, crediti d’imposta, affitti e sanificazioni. “Tutto lavoro straordinario  che si è venuto a creare in momento particolare”. Ma il governo li ignora. Anzi, sembra il loro peggiore nemico. “Ogni volta che come categoria proponiamo qualcosa sembra ci sia sistematicamente la volontà di disattendere le nostre richieste”. Oltre a non essere ascoltati, insomma, si sentono discriminati. Chiedono un cambio di rotta e di potere essere parte attiva al tavolo della riforma fiscale.

Miani: sarò al fianco dei sindacati. Basta vessazioni

Va giù duro il presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti, Massimo Miani. ”Se il governo si mostra del tutto sordo alle ragionevoli richieste che avanziamo, ci vediamo costretti a chiamare la categoria alla mobilitazione. E a forme di protesta forti”.  Appoggio totale alle iniziative annunciate per settembre da tutte le sigle sindacali della categoria. “‘È il momento di chiamare a raccolta i 120mila commercialisti italiani. Il loro responsabile impegno quotidiano al fianco di cittadini e imprese merita quel rispetto che la politica ci nega da troppo tempo”. Il no alla nostra richiesta di rinvio dei versamenti del 20 luglio ha dell’incredibile, spiega il presidente.  L’esecutivo – incalza – ha preferito alzare un muro. Il mondo delle partite Iva, secondo Miani, ”subisce con questa scelta un duro colpo.  Scelte del governo come questa, dimostrano una sottovalutazione dello stato reale in cui versano le realtà produttive del Paese. Un quadro che ci spinge ad assumere iniziative di protesta importanti. E a questo punto inevitabili. Il Consiglio nazionale dei commercialisti sarà pertanto al fianco di tutte le sigle sindacali di categoria quando a settembre i nostri iscritti saranno chiamati ad incrociare le braccia e a mobilitarsi”.

 

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