Effetto covid per Ryanair: 99% della flotta a terra, è crisi nera
Maxi rosso da 185 milioni di euro per Ryanair fra aprile e giugno (primo trimestre dell’anno finanziario), definito il periodo “più impegnativo nei 35 anni di storia” della compagnia aerea. La perdita si confronta con un utile netto di 243 milioni nello stesso periodo del 2019 mentre i ricavi sono scesi del 95% da 2,312 miliardi a 125 milioni. Alla base dei risultati, ovviamente, lo stop provocato dalla crisi Covid-19 e che ha fatto sì che “oltre il 99% della flotta è stata messa a terra da metà marzo a fine giugno” con un numero di passeggeri crollato da 42 milioni a 500 mila (-99%).
Ryanair: effetto covid
Per i voli che hanno comunque operato le proprie rotte il fattore di carico è sceso di 35 punti, dal 96 al 61%. Il 1 ° luglio, il gruppo Ryanair ha ripreso i voli sulla maggior parte della sua rete e stima di raggiungere nel mese in corso una operatività di circa il 40% del normale in aumento a circa il 60% ad agosto e al 70% a settembre. Ryanair indica fra l’altro la possibilità di avere in flotta i Boeing 737-MAX-200 prima della fine del 2020, un modello che potrebbe aumentare entro i prossimi 5 anni il numero totale dei passeggeri del gruppo a quota 200 milioni.
Verso la chiusura di tre basi in Europa
Ryanair avrebbe anche deciso di chiudere alcuni scali. Tra i più probabili, l’aeroporto di Francoforte Hahn, in Germania. Ma a quanto pare non sarebbe l’unica a rischio. La compagnia aerea, infatti, a seguito della crisi provocata dal covid, ha dovuto tagliare le retribuzioni ma i piloti tedeschi hanno detto no al taglio degli stipendi per salvaguardare i posti di lavoro. A rischio ci sarebbero anche le basi di Berlino Tegel e Dusseldorf. Dal 1 novembre, chiuderà lo scalo di Frankfurt-Hahn mentre in seguito toccherà all’aeroporto di Berlino Tegel e di Weeze, a Duesseldorf, sicuramente prima dell’inverno.