Calenda: «Zingaretti, vai a rivederti nei tuoi video e rifletti. Io critico chi mi pare, tu abbraccia i 5S»

5 Lug 2020 17:51 - di Milena Desanctis
Calenda

Carlo Calenda va giù duro: «Zingaretti, vai a rivederti i tuoi video mai con i 5S, se cade il Governo ci sono solo le elezioni e rifletti su serietà e verità. Pensaci mentre esterni al grande punto di riferimento dei riformisti il tuo disappunto sulla performance del governo che hai voluto». Poi attacca Orlando e il Pd. «Non ho fatto scissioni. Me ne sono andato da solo perché ritenevo l’alleanza con i 5S mortale per i riformisti. Era la posizione unanime del Pd. Votata negli organi e confermata nella prima relazione di Zingaretti. Vi siete scissi voi dalle vostre promesse e dai vostri valori».

Calenda e i commenti sul web

Il leader di Azione è senza peli sulla lingua. Su Twitter Carlo Calenda risponde alla dichiarazione di Andrea Orlando secondo cui oggi il Pd sarebbe pari alla Lega se non ci fossero state scissioni. Tantissimi i commenti sul web. Sono in molti a dare ragione al leader di Azione. Scrive un utente: «È sbagliato il presupposto che porta Orlando a sommare quei voti. Io che sono iscritta ad Azione, non voterei Pd. E non credo di essere la sola. Perché quello che ci differenzia non è una sigla, ma un’idea di paese ed un programma differente per realizzarla».

«Critico chi voglio, si chiama democrazia»

Ma c’è anche chi critica in modo duro Calenda per aver tagliato la corda quando bisogna restare uniti. E la replica del leader di Azione non si fa attendere. «Io ho il diritto di criticare chi voglio. Si chiama democrazia. Quella che a parole volevate difendere dai decreti sicurezza di Salvini che stanno ancora lì. Avete votato cose vergognose – aggiunge – Io non posso prestarmi per “restare dentro”».

E a chi gli fa notare che a causa delle scissioni il Pd è indebolito, Calenda risponde: «Perché per voi questa è l’unica dimensione. Le squadre. Puoi tradire i tuoi valori e i tuoi principi, puoi assistere silenzioso all’apologia di Conte o al sostegno a Bonafede e Di Maio, ma quello che conta è la squadra non il gioco».

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