La droga al tempo del coronavirus. Cambiano le rotte, crescono gli affari dei gruppi jihadisti in Africa

23 Giu 2020 12:31 - di Eugenio Battisti

L’emergenza Coronavirus cambia le rotte e le modalità del narcotraffico. Ma gli affari dei gruppi jihadisti africani non si fermano. Lo scrive la Fondazione Icsa (Intelligence, Culture and Strategic Analysis) nel rapporto “Il jihadismo in Africa ai tempi del Covid-19”. Dal quale emerge una sovrapposizione sempre più forte tra organizzazioni jihadiste, terrorismo e criminalità organizzata. Le restrizioni imposte alle popolazioni non hanno interrotto il traffico di droga al dettaglio gestito dai narcotrafficanti in Medio Oriente e nel Nord Africa. Nei paesi occidentali il lockdown ha portato a un calo della disponibilità di droghe. E a un aumento dei prezzi al consumo. La fine delle misure può portare all’arrivo in Europa e in Nord America di grandi quantità di droga a basso costo.

Droga, rischio di nuovi traffici dopo il lockdown

Se nel breve termine, le misure di lockdown possono portare ad una contrazione nel consumo di droga – si legge nello studio – soprattutto delle droghe a uso ricreativo, consumate nei club e nei locali notturni, vi sono altre conseguenze negative da tenere in considerazione. “In attesa che le misure anti-Covid-19 vengano sospese, i trafficanti possono ricorrere allo stoccaggio delle partite di droga. Per poi inondare i mercati di sbocco con droga a basso costo una volta finita l’emergenza pandemica. Col rischio di un aumento dei casi di overdose; per superare gli ostacoli dovuti alle restrizioni da Covid-19, i consumatori potrebbero incrementare l’acquisto di stupefacenti sul darknet e ricorrere con più frequenza alla consegna di droga per posta”. La carenza di droghe “può comportare un aumento del ricorso a droghe da iniezione a basso costo. L’iniezione di droghe e la condivisione di strumenti per l’iniezione possono avere, come conseguenza, il rischio di diffusione di malattie quali Aids, epatite C, e lo stesso Covid-19”.

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