Violante: i giornali sono diventati un’agenzia di stampa al servizio dei pm

28 Mag 2020 14:57 - di Vittoria Belmonte

Luciano Violante, ex magistrato ed ex presidente della Camera, ha ben chiara la disfatta del sistema giustizia. E ora che la magistropoli impazza non fa mancare il suo giudizio netto e critico. E lo fa in un’intervista a Il Riformista, nella quale ammette una saldatura tra giornalismo e magistratura che risale ai tempi di Tangentopoli. Cosa accadde in quella fase? “I giornalisti ricevevano dagli uffici giudiziari sempre più informazioni di quelle che immaginavano di trovare. Si realizzò un’intesa tra le testate, una sorta di agenzia di stampa collettiva. E da allora quel rapporto si è consolidato, anche perché facilita entrambi. Le carriere da separare sono quelle tra giornalisti e magistrati”.

Violante ammette anche l’esistenza di un collegamento tra sinistra e magistrati, e la fa risalire agli anni di piombo, quando il Pci era impegnato nella lotta al terrorismo. Da allora quell’asse non si è mai incrinato, anzi si è rafforzato proprio con Tangentopoli, ciclone giudiziario che risparmiò proprio l’ex Pci. L’ex presidente della Camera è ancora più chiaro nel condannare le porte girevoli attraverso cui alcuni magistrati entrano in politica per poi tornare alla loro vecchia funzione: “Non si può – afferma – investire in politica il consenso avuto sul terreno giudiziario. Chi abbraccia la politica non può e non deve tornare ad amministrare la giustizia. Io feci una scelta e non sono tornato più indietro”.

Gli intrecci e le trame che emergono oggi dalle intercettazioni che riguardano alcuni magistrati non costituiscono per Violante un fenomeno nuovo. “E’ qualcosa che esisteva ma che è andato degenerando. Non è un problema di correnti ma di capi corrente, come accade nei partiti. Sono duplicazioni di correnti politiche con le stesse logiche, ma con meno senso delle istituzioni. Perché si trovano a gestire potere decisionale discrezionale persone prive di responsabilità per quelle scelte”.

La giustizia potrà essere riformata solo se si ritorna al senso di responsabilità dei giudici, allontanando gli abusi. “Non si indaga per sapere se c’è una notizia di reato – ammonisce Violante – ma perché c’è una notizia di reato”.

Commenti

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  • Aldo Rovito 28 Maggio 2020

    L’oggi Dr. Violante ha la memoria corta. Perché si ferma nella ricostruzione del rapporto tra PCI e giustizia ai cosiddetti anni di piombo? E non risale nel tempo al periodo in cui Togliatti ricoprì il ruolo di Ministro Guardasigilli (come si chiamava allora il Dicastero di Giustizia), o agli anni più recenti dei quali dovrebbe essere buon testimone, in cui a Torino tante carriere di magistrati nacquero nello studio dell’Avv. Spagnolli ( parlamentare del PCI e poi membro laico del CSM), oppure quando, sempre a Torino certe inchieste contro la destra extraparlamentare venivano concordate dal magistrato istruttore e un ex cronista dell’Unità. Memoria corta o cattiva coscienza?