Palamara senza pudore: cita Dante per difendersi. E Travaglio ride delle chat
Il grande regista dei giudici, l’animatore delle vergognose chat contro Salvini, Luca Palamara, ex presidente dell’Associazione nazionale magistrati, si difende citando Dante. “Considerate la vostra semenza: fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza”. Lo scrive in un tweet, riportando la celebre terzina dell’Inferno. Forse per provare a far passare l’idea che prima o poi la verità che lo scagiona verrà fuori. Intanto il pm romano, ora sospeso, Luca Palamara, ex consigliere del Csm ed ex presidente delll’Anm, resta indagato a Perugia.
Travaglio ridacchia delle chat che lo chiamano in causa
Fa discutere la frase con cui una delle pm intercettate nelle chat con Palamara chiamava in causa il direttore del Fatto Quotidiano Marco Travaglio. Ieri il giornalista, ospite di Lilly Gruber sulla Sette, se la rideva per quella frase pronunciata su di lui,”Guarda che chiamo Marco Travaglio”, che il pm Annamaria Picozzi ha rivolto all’ex consigliere del Csm Luca Palamara e intercettata dai giudici di Perugia nell’ambito dell’inchiesta che vede indagato lo stesso Palamara. “Non sono in grado di influenzare niente, ma figuriamoci…”, ha detto ridacchiando Travaglio. “conosco la bravissima pm Picozzi, sicuramente era un commento a qualche articolo…”.
La Pirozzi: “Era solo una battuta”
E lei, la diretta interessata, sminuisce a sua volta. “Era solo una battuta”. A spiegarlo, in una intervista al Corriere della sera, è il Procuratore aggiunto di Palermo Annamaria Picozzi. “Era una battuta. Penso si capisca – spiega – Anche perché i tempi non quadrano. La battuta la faccio l’11 ottobre 2018. Dei corsi parliamo il 22, dieci giorni dopo. E delle nomine relative alla Procura di Roma, cui qualcuno mi sta accomunando, parlano altri e mai io a maggio 2019”. E spiega che le frasi intercettate in cui fa riferimento a una “ragazza dei nostri”, era riferita “ai corsi di formazione decentrata. E lo dico, ma nelle frasi pubblicate quelle due parole sono state tolte e l’effetto è tutt’altro”. Alla domanda sul perché chiedesse a Palamara una ‘ragazza dei nostri’, replica: “E’ un posto che non dà soldi né prestigio né potere. Credo molto nella formazione. Ero dampoco stata nominata aggiunto a Palermo. Era stato varato il Codice rosso. Mi occupo di donne abusate. Sono di Unicost. Era una connotazione solo culturale”.