Febbre a 40, tosse, dolori ai polmoni. L’oro della spada Tagliarol: ai mondiali militari di Wuhan ci ammalammo tutti
Si torna all’origine del Covid 19. E si riparte sempre da Wuhan. Lì, infatti, dal 18 al 27 ottobre 2019 si sono svolti i Giochi militari mondiali giunti alla loro settima edizione. Oltre 10.000 atleti da 140 Paesi del mondo, si sono dati appuntamento all’agone sportivo. Pronti a cimentarsi nelle prove di 27 discipline diverse. Per un totale di oltre 300 eventi. Tutto parte da lì? Ne è convinto il campione olimpico Matteo Tagliarol, oro individuale nella spada, che oggi rivela quanto patito in Cina durante quelle gare. E tirando le somme, ne è certo: «Non ho fatto il test, ma quei sintomi mi hanno fatto venire il sospetto che avessi il coronavirus».
Tagliarol, credo di aver avuto il Covid durante le gare di Wuhan
Lo ha detto alla Tribuna di Treviso, Matteo Tagliariol, campione olimpico di spada nel 2008, che, a fine ottobre scorso è tornato dai mondiali militari di Wuhan con la febbre a 40, tosse, e dolori ai polmoni. A Wuhan si sono tenuti i mondiali militari dal 18 al 27 ottobre. Diecimila atleti riuniti in un villaggio – non molto diverso da quelli olimpici – due mesi prima che scoppiasse ufficialmente l’emergenza coronavirus. «Nel mio appartamento eravamo sei atleti e tre tecnici – continua Tagliariol –. Dopo un po’ di tempo, parlando con i miei colleghi, mi sono reso conto che tutti e sei ci eravamo ammalati con sintomi simili. Chi con febbre più alta, chi meno». Ma le condizioni di salute del 37enne trevigiano sono peggiorate una decina di giorni dopo il ritorno a casa. «Ho cominciato ad avere febbre alta, con punte di 40 gradi, e tosse molto forte. Sono lievemente asmatico, ma soprattutto nel primo periodo faticavo a respirare, molto più del normale», racconta.
Al mio rientro, tutta la mia famiglia si è ammalata
La malattia è andata affievolendosi, e solo dopo tre settimane è passata, rileva il quotidiano. Ma in casa Tagliariol non è finita così. «Si è ammalato mio figlio (2 anni tra pochi giorni). Aveva un brancospasmo ci hanno detto, ma non passava nemmeno con il Ventolin. Ci sono volute altre tre settimane. Si è ammalata anche la mia compagna Martina (Batini, azzurra del fioretto). Poi mia madre, che veniva spesso a Pisa per stare con il nipotino. E persino i genitori di Martina. Tutti con gli stessi sintomi. Non ho la certezza di avere contratto il Covid, perché non mi sono sottoposto al test, ma quando si è cominciato a parlare del virus ho pensato di essermelo preso», ha concluso.
Ma il collega Aspromonte è dell’avviso opposto…
«Io ho fatto un viaggio intercontinentale. Dopo 16-18 ore sono arrivato al Villaggio di Wuhan. Poi ho dormito tanto per la stanchezza e il jet lag, ma è normale. Non ho avuto sintomi influenzali. Né febbre, né tosse particolare. Io ero nella stessa camera di Matteo Tagliariol e non capisco perché sia uscito tutto questo a mesi di distanza. Io non ho avuto nulla e la gara si è svolta nel modo più normale possibile». Le parole del campione di fioretto delle Fiamme Gialle, Valerio Aspromonte, vanno nella direzione opposta di quanto asserito dal collega Tagliarol. Ma questo non smentisce necessariamente la testimonianza del campione di Treviso.
L’ipotesi dei giochi rilanciata già da prima che la pandemia prendesse piede
Un’ipotesi, la sua, rilanciata già molte volte, e da fonti autorevoli, in questi mesi di pandemia. Secondo la quale, tanto per citarne uno, per esempio, il Southern Weekly: «Durante la competizione cinque atleti stranieri – dei quali non è stata rivelata la nazionalità – sono stati trasportati al City Jinyintan Hospital a causa di “malattie infettive importate e trasmissibili”». Quando questa notizia è stata rilanciata sulla rete cinese, i social locali sono stati invasi da teorie e ipotesi di ogni tipo. I più, però, si sono limitati a collegare la rassegna iridata internazionale con la diffusione del Covid-19…
Che il Sig. Tagliarol sia sottoposto dalle autorità sanitarie venete a tampone e esame sierologico e, una volta dovesse risultare veritiera la sua testimonianza, che qualcuno si incarichi di rendere edotti “quelli che abbraccia un cinese e amichetti della parrocchietta”.
Aspetto in religioso silenzio.