Crosetto: “Indegna di un Paese civile la procedura del governo per i rimborsi dei Dpi”
Guido Crosetto è furioso per l’ennesimo pasticcio del governo. “Stamane – twitta – è partita la prenotazione dei contributi di Invitalia per il rimborso delle spese di acquisti del Dispositivi di protezione individuali da parte delle imprese. Sono stanziati – prosegue Crosetto – solo 50 milioni di euro. E l’aggiudicazione avverrà in ordine cronologico”. Ossia, chi primo clicca, si aggiudica i contributi. “Siamo di fronte a un click day, indegno di un Paese civile”, denuncia Crosetto.
Crosetto: ridicoli i fondi stanziati
A parte che i fondi stanziati sono ridicoli, tanto è vero che si sono esauriti in pochi secondi, non minuti, ma questo sistema dà luogo a una autentica “guerra fra poveri”, dove chi arriva prima si aggiudica i soldi. In un minuto infatti ci sono state 59mila richieste per complessivi 500 milioni di euro, altro che 50. E le richieste stanno ancora pervenendo. E’ l’ennesima prova di incapacità di questo governo e della sua sterminata task force di presunti esperti. Esperti ben pagati, però. Possibile che tra i quasi 1.000 parlamentari non ce ne sia qualcuno in grado di gestire tutto questo? O di fare due conti?
Il governo non ha voluto produrre i Dpi, preferendo comprarli
Tra i commenti di risposta al tweet di Crosetto, qualcuno giustamente rileva che era logico che accadesse questo. Il governo pur sapendo da gennaio dell’emergenza, non ha attivato lineee produttive per i Dpi, e si sarebbe potuto farlo risparmiando, per poi distribuirle gratuitamente o a prezzo di costo alle imprese e ai cittadini. Con una spesa contenuta si sarebbero potute acquistare macchine in grado di fabbricare due milioni di mascherine al giorno, ma si è preferito comprarle all’estero. Perché? Molti imprenditori, in risposta a Crosetto, hanno comunicato che non si sono nemmeno messi in questa assurda “gara”. Uno conferma: “O tutti o nessuno. Questo è indegno di un Paese civile”.
Tra l’altro, cosa che non è stata abbastanza sottolineata, questo contributo, che come si è visto sono pochi spiccioli, sono destinati al rimborso delle spese sostenute dalle imprese per l’acquisti di dispositivi. Tutti soldi, insieme ad altri e a quelli persi per la crisi, che le imprese dovranno continuare ad anticipare perché lo Stato non si sa organizzare. E neanche sa fare i conti.