Boss della ‘ndrangheta, i giudici: ai domiciliari perché manca il vaccino per il Coronavirus

8 Mag 2020 13:38 - di Redazione
BOSS IANNAZZO_SCARCERATO_DAL_CARCERE_DI_SPOLETO

Il boss della ‘ndrangheta Vincenzo Iannazzo è stato scarcerato perché manca il vaccino contro il Coronavirus.

E’ questa l’incredibile motivazione con la quale i giudici hanno mandato ai domiciliari il capo della omonima cosca di Lamezia Terme. Che era recluso nel carcere di Spoleto addirittura con l’obbligo del 41bis. Cioè la misura detentiva più pesante, riservata ai mafiosi.

La permanenza in carcere del boss della ‘ndrangheta Vincenzo Iannazzo, 66 anni,  secondo i giudici, “in permanenza dello stato epidemico e in assenza di protocolli terapeutici efficaci validati o di vaccino” risulta “incompatibile”.

Perché, spiegano i magistrati, il boss Iannazzo è un “soggetto particolarmente a rischio” anche “per caratteristiche di genere (maschile), età”.

Ecco dunque svelato perché i giudici del Tribunale di sorveglianza lo scorso 3 aprile hanno accolto la richiesta di scarcerazione presentata dagli avvocati Salvatore Cerra e Mario Murone, legali del boss.  Che è andato ai domiciliari. Una decisione che ha provocato forti polemiche.

Iannazzo è uno dei tre boss, con Francesco Bonura e Pasquale Zagaria, che si trovavano al 41bis. E che hanno lasciato il carcere durante l’emergenza Coronavirus, ufficialmente per problemi di salute.

I giudici citano nel provvedimento, visionato dall’Adnkronos, che il giudizio “risulta confortato dalla nota del direttore del distretto Usl Umbria 2“.
Anche se, poi, i magistrati del Tribunale di Sorveglianza spiegano come “non siano stati ancora registrati casi di contagi in carcere. E il detenuto risulti, in parte, protetto dall’essere sistemato in cella singola“.

Una cautela detentiva che, evidentemente, non è stata ritenuta sufficiente.

I magistrati, infatti, parlano anche di “compromesse condizioni di salute di Iannazzo“.
Dunque, le esigenze cautelari del boss della ‘ndrangheta possono essere, secondo i giudici, “soddisfatti da particolari modalità di controllo”. Ai domiciliari, però.

Soprannominato ‘U Moretto”, il boss Iannazzo è stato coinvolto nell’operazione del 14 maggio 2015 condotta dalla Squadra mobile e del Gico della Finanza denominata “Andromeda“. Che ha interessato il territorio di Lamezia Terme. Ed è considerato, dagli inquirenti a capo dell’omonina cosca di ‘ndrangheta.

Condannato con sentenza della Corte d’Appello a 14 anni e 6 mesi di reclusione, al boss sono stati concessi dai giudici i domiciliari con l’obbligo del braccialetto elettronico.

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