“Anni di piombo”: le vittime del terrorismo non si onorano solo con il ricordo, ma con la verità
Non ci sarà mai giustizia finché non ci sarà verità. Il 9 maggio il Parlamento ha celebrato la giornata in ricordo delle vittime del terrorismo. Una data non casuale, perché in quel terribile giorno del 1978 venne ucciso Aldo Moro, in uno dei momenti più duri e drammatici dell’offensiva brigatista. A distanza di tanti anni ci sono ancora troppe cose da chiarire, tanti documenti che giacciono coperti dal segreto e che forse proprio in questa legislatura potranno essere desecretati. C’è una istruttoria avviata in proposito da Senato e Camera perché siano resi pubblici alcuni atti che offrono interpretazioni importanti della storia del terrorismo e che potrebbero far finalmente luce anche su vicende rimaste senza una verità.
Il terrorismo rosso ha goduto di complicità
La storia del terrorismo è lunga, così come vasta è stata l’area del fiancheggiamento e della tolleranza. Ne è prova il passaggio di mano della mitraglietta Skorpion con cui furono uccisi Bigonzetti e Ciavatta, i due militanti di destra in via Acca Larenzia, la stessa arma con cui fu poi successivamente ucciso Lando Conti, ex sindaco di Firenze e il professor Ruffilli. Le brigate rosse usarono quindi la stessa arma passata in molte mani. Ma ciò dimostra anche che, insieme all’arma, erano passate anche persone. Se si fossero perseguiti per tempo e con attenzione alcuni delitti, forse altri non si sarebbero verificati.
Tanti i misteri tuttora irrisolti
Le stragi di piazza Fontana a Milano, quella di Bologna, momenti drammatici della vita italiana, che scandiscono in maniera tragica la memoria collettiva del Paese. E poi a Padova, con l’uccisione dei due militanti di destra, Mazzola e Giralucci, da parte delle Br; o a Roma, con il tragico rogo di Primavalle dove morirono i fratelli Mattei. Il terrorismo interno italiano ha fatto tante, troppe vittime. Oggi ha assunto altri volti, che si vorrebbero ammantare di religione, di cultura, ma che sono fatti di intolleranza, di violenza, di rifiuto delle logiche della convivenza democratica e del confronto. Ricordare quelle vittime e quei nomi è importante perché è l’unico modo per difendere la libertà e la democrazia. Quei valori che il terrorismo non è riuscito a distruggere.
Anni di piombo ed opposti estremismi non sono altro che un PACCO, neppure ben confezionato, che nasconde gli stessi mandanti delle successive primavere, arabe e non…
Finche’ in Italia non comanderanno gli Italiani sara’ di fatto impossibile poter rendere pubbliche vicende che coinvolgono Stati ed agenzie ai quali “DOBBIAMO OBBEDIENZA”.
E finche’ continueremo ad essere SERVI OBBEDIENTI non ci passera’ mai per la testa di CONTESTARE CHI COMANDA IN CASA NOSTRA. CHE SCHIFO.