Tra le complicanze del Covid-19 c’è anche l’antifascismo: il caso Ciavardini
Riceviamo e volentieri pubblichiamo, caro direttore,
Tra le complicanze mefitiche del Covid-19, bisogna annoverare anche l’Antifascismo militante. La faziosità della Sinistra non si ferma nemmeno davanti al contagio. Anzi, il “doppiopesismo” dei “rossi” è tale da indurre qualcuno a scagliarsi contro Luigi Ciavardini: “reo” di portare aiuti alle famiglie in difficoltà a Roma. Mentre nulla si aveva da dire, quando uno dei killer di Sergio Ramelli figurava addiritturain una delle tante “task-force” anti-virus.
Quel che più infastidisce, in questa storia, è che Ciavardini – già appartenente Nar, coinvolto e condannato, dopo l’iniziale richiesta di archiviazione e dopo un’assoluzione, per la strage di Bologna – non è certo uno di quegli ”ex” in cerca di novella notorietà. Protetto dalla mascherina d’ordinanza, gira Roma per conto del gruppo di volontariato “Gruppo Idee” a consegnare beni di prima necessità a coloro che sono stati dimenticati dalle istituzioni.
Curioso modo di ragionare, quello dell’Antifascismo: da una parte, si batte per scarcerare chi deve ancora scontare i suoi debiti verso la società, prendendo a scusa l’epidemia; dall’altra, s’indigna se chi ha già saldato il conto s’impegna tra la povera gente. C’è di più: a scatenare le ire della Sinistra contro Ciavardini sono stati i messaggi positivi a lui rivolti sui social. Ccome se fosse un delitto dire: <Bravo!> a uno che sta dando concretamente una mano al prossimo. E, forse, è proprio questa concretezza nell’aiutare a dar fastidio a chi, in nome dell’Antifascismo, è diventato sempre più araldo della democrazia e della solidarietà parolaia. Incapace com’è di fatti reali che ne testimonino la buonafede.